Negli studi Arup stiamo continuando a lavorare a pieno ritmo, l’amministrazione è fiduciosa e le cose vanno avanti». Luca Stabile resta sereno. E’ il direttore di Arup e del progetto del restyling del Franchi che ha vinto il concorso internazionale lanciato da Palazzo Vecchio. Davvero non è preoccupato?«Questo progetto è un esempio di rigenerazione urbana. Il più bello stadio d’Europa, perché nasce dal recupero di un monumento bellissimo. E oggi lo scrivono tutti». Quindi lei pensa che possa rispondere ai requisiti Ue?«Non è il mio compito. Non mi risulta che esista al mondo uno stadio moderno con al suo interno un monumento. Uno stadio aperto alla città, con dentro musei e attività pubbliche. Qualcosa di unico che rappresenta pienamente la filosofia dell’evoluzione dei piani di recupero urbano delle città. Di riuso, senza consumo di nuovo suolo. All’avanguardia per la produzione di energia solare che alimenterà una parte del quartiere».
Se però non ci fossero più 200 milioni a disposizione?«Non sarebbe più realizzabile esattamente lo stesso progetto, perché questo è calibrato sull’investimento reso disponibile». Con 125 milioni si potrebbe salvare qualcosa?«Spero che questo scenario non debba veramente realizzarsi. Ma se fossimo costretti a tagliare, spero che si possa fare affilando un bisturi, anziché la mannaia. Perché dovremmo andare a ridurre probabilmente qualcosa che appartiene al programma. E pertanto delle esigenze». Tipo?«Sarebbe un vero peccato che dovesse essere richiesto di dovere mettere mano per esempio all’impianto fotovoltaico, magari realizzandolo in un secondo momento, piuttosto che ridurre una parte dei parcheggi interrati. Oppure dover rinunciare al bellissimo recupero della Maratona o dover rivisitare le soluzioni degli sky box…». Quanto costa il fotovoltaico?«Tanto. L’incidenza di diversi milioni. Ma è il fulcro del progetto ecosostenibile».Quindi il restyling si potrebbe fare comunque?«Tutto si può fare. Ma bisogna prestare molta attenzione. Perché in un progetto così complesso tutto è collegato». Ma i tempi? Ci sarebbe da riprogettare… «Eh, infatti sarebbe un problema. I tempi sono comunque dettati dai vincoli legati ai finanziamenti. Noi continuiamo a lavorare sodo portando avanti il progetto nella sua interezza. Di stadi nel mondo ne abbiamo realizzati tanti e molto grandi e importanti, ma davvero nessuno è come questo. La sua realizzazione può rappresentare un gioiello per l’Italia».
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