Queste le parole rilasciate a Tuttosport da Marco Tardelli:
“Se fossi un calciatore mi arrabbierei come una bestia. Perchè non siamo stati presi in considerazione. E nessuno si è ribellato. Anche i calciatori voglio e devono partecipare, hanno il diritto di dire quello che pensano. Siamo calciatori, va bene, ma siamo anche persone a cui il virus può fare male. In questi giorni di decisioni e vertici, io calciatore avrei voluto essere al tavolo per discutere. E purtroppo non è stato e non è così. Nessuno li ha interpellati, ma gli si chiederà di giocare”.
“I calciatori non sono mica solo quelli delle grandi squadre e dei grandi stipendi. C’è una élite che guadagna tantissimo e una base che guadagna in modo normale, soprattutto nelle serie minori. E poi qui stiamo parlando della salute personale che è un diritto di tutti, indipendentemente dallo stipendio. I calciatori hanno dei doveri, legati indubbiamente alla retribuzione, ma hanno anche dei diritti. Qui si chiudono le scuole, cosa che ritengo giusta, si chiudono gli stadi, soluzione razionale, ma si mandano in campo i giocatori. E alla fine sono gli unici che rischiano. E nessuno ha chiesto loro: avete paura? Cosa pensate di questa situazione? Avete dei suggerimenti? Nel calcio la possibilità di contagio è alta”.