Il patron della Fiorentina Rocco Commisso è stato intervistato in esclusiva da Repubblica, queste le sue parole:
«L’altra sera a Basilea, negli spogliatoi ho abbracciato tutti. Il problema è che quando ci sono queste emozioni, mi viene da piangere. Ma non posso, in fondo sono il presidente…».
Ma quanto c’è di Italiano in questo cammino? «Molto. Ho abbracciato a lungo Vincenzo. A inizio febbraio, quando non girava per il verso giusto, mi sono preso pubblicamente tutte le responsabilità di quel momento delicato. Ho difeso Italiano e ho spostato tutte le pressioni su di me. Da lì tutto è cambiato. Non dimentico quando tutti dicevano che dovevo mandare via Italiano. Ma io l’ho sempre difeso, così come difendo tutti i miei dipendenti».
E a giugno, rimarrà? «Ha un contratto fino al 2024 e noi abbiamo un’opzione per portarlo fino al 2025. Lasciamolo stare sereno, ha due finali da giocare. A fine stagione poi parleremo di tutto, con serenità».
«Il primo giorno che sono arrivato a Firenze, nel 2019, avevo detto che volevo riportare la Fiorentina dove meritava, ai livelli di una città meravigliosa come questa. Ecco, la promessa penso sia stata mantenuta. I nostri ragazzi hanno fermato il gioco per il malore del tifoso. Biraghi e Venuti si sono fermati, hanno chiesto subito l’intervento dei sanitari. Adesso il tifoso sta meglio ma questo dice tutto di Firenze, della nostra squadra, della nostra tifoseria. È la storia più bella».
Commisso sfoglia la rassegna stampa: «Ci sono oltre 200 articoli che parlano della Fiorentina, ogni giorno. Anche negli States si parla di noi».
Domani sera la Fiorentina si giocherà la finale di Coppa, contro l’Inter: «Sono forti ma ce la possiamo fare, abbiamo già battuto i nerazzurri in campionato e contro le big ci siamo sempre comportati bene. Nessuno ci ha dominati. E così anche col West Ham, a Praga. Ce la giochiamo. E io ci sarò: sono contento per Barak, che voleva tornare nella città in cui ha cominciato, per giocarsi un trofeo ambizioso».
Pensando al futuro, Commisso traccia una linea: «Presto il Viola Park verrà inaugurato e la prima squadra, a luglio, inizierà da lì il suo ritiro estivo. Siamo in due finali e speriamo di poter regalare una grande gioia ai nostri tifosi e a Firenze. Sullo stadio, invece, non so davvero come finirà. È il mio più grande fallimento. Il più doloroso».
Ma non potrà intervenire lei, in qualche modo? «No, come Fiorentina siamo fuori ormai. Ci penserà il Comune, è roba loro. La burocrazia è la rovina di questo Paese. Ho provato a fare lo stadio nuovo ma non me lo hanno permesso. In America il Comune aiuta coi fondi pubblici, qui si mettono di mezzo l’Europa, il Governo, la Regione, il Comune, la Soprintendenza. E io non ho più la pazienza per attendere chissà quanto».
Nessun rimpianto, dunque? «Rifaei tutto, anche con le critiche che mi sono arrivate. E che una minoranza continua a rivolgermi. Ho provato in tutti i modi a trattenere Chiesa e Vlahovic, ho speso 140 milioni solo per la squadra e senza contare gli oltre 100 per il Viola Park e i 170 per l’acquisto della Fiorentina. Ognuno di noi sbaglia e in questi quattro anni ho capito tante cose. E ai ragazzi dico: studiate. Chi ha talento è giusto che venga premiato. Io ho dovuto lasciare l’Italia, ai giovani auguro di poterlo fare qui».
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