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Vinse con la Fiorentina, adesso Cavasin allena in prima categoria: “Cucino e faccio il magazziniere”

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Vinse con la Fiorentina, adesso Cavasin allena in prima categoria: “Cucino e faccio il magazziniere”

Redazione

7 Aprile · 12:44

Aggiornamento: 7 Aprile 2022 · 12:46

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Una lunghissima carriera da allenatore, culminata anche con diverse stagioni vissute sulle panchine di Serie A. Alberto Cavasin ad inizio anni 2000 era uno dei tecnici italiani in rampa di lancio, tanto che si era anche meritato una Panchina d’Oro per quanto riuscito a fare alla guida del Lecce. Il tecnico è stato anche colui che ha portato la neonata Florentia Viola alla conquista della promozione dalla serie C alla serie B. Dunque Cavasin, ha un posto di merito nella storia viola anche per aver scelto la Fiorentina in un momento felice della sua carriera scegliendo di allenarla in serie C

Le cose non sono poi andate come in molti avrebbero immaginato, tanto che la sua ultima parentesi in Serie A risale al 2011 e ad una dolorosa retrocessione con la Sampdoria, ma la voglia di fare calcio è rimasta intatta. Ecco spiegata l’impresa compiuta al timone del Bari Sardo, con cui ha dominato il Girone C della Prima Categoria sarda e conquistato il salto in Promozione con ben 6 giornate di anticipo.

Bari Sardo è un comune della provincia di Nuoro che fa registrare meno di 4mila abitanti: per non confondere il nome Bari – pare di origine protosarda, la lingua parlata in regione durante l’antichità – con la città pugliese di Bari, a metà del 1800 il Re Vittorio Emanuele II decise appunto di abbinarvi ‘Sardo’.

Il piccolo paesino, adesso, grazie al lavoro dell’allenatore trevigiano è in festa e si gode l’epilogo di una stagione super: 20 vittorie e un pareggio in 21 giornate, 99 punti in classifica, la bellezza di 108 goal fatti ed appena 9 subiti. Chapeau.

Cavasin, in un’intervista a ‘La Gazzetta dello Sport’, ha spiegato come è nata questa insolita avventura.

“Colpa del Covid. A giugno ho l’accordo per allenare il Congo, ma risulto positivo e salta l’appuntamento a Parigi. Amen”.

A riportarlo in panchina, è stata la voglia di calpestare nuovamente il prato verde.

“Innanzitutto il gruppo dei ragazzi è stimolante. Per loro faccio tutto, anche il magazziniere. E cucino”.

Il Bari Sardo, con l’avvento di Cavasin, ha trovato una precisa identità sia nei metodi di lavoro che dal punto di vista tattico.

“Ci alleniamo 5 volte la settimana, gli avversari 3. Applichiamo un 4-2-3-1, ma soprattutto li maciniamo sul ritmo, nonostante tutti si chiudano a riccio per non farci segnare”.

Risultati così clamorosi vogliono dire tanto entusiasmo.

“Il nostro stadio è da 400 posti ed è sempre esaurito. Ma soprattutto è incredibile l’affetto della gente. Mi riempiono di regali: olio e tutti i prodotti della terra. Ti fanno sentire uno di loro, è una gioia immensa”.

Perché il Bari Sardo?

“Pensavo ad una consulenza, ma scopro un mondo antico e l’entusiasmo del presidente Ibba fa il resto. Soprattutto, però, la voglia di tornare sul campo. Devo ringraziare mio figlio Andrea che mi ha spronato a fare questa scelta. Lo aspetto insieme a Dante, mio nipotino. Mi sento rinato: ha vinto la passione con la riscoperta del lato più bello del calcio”

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