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Venuti: “Nonostante l’amore per la Fiorentina, se no dovessi giocare andrei via da Firenze”

Moena, stadio Benatti, 28.07.2021, allenamento, foto Lisa Grelloni. Copyright Labaroviola.com

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Venuti: “Nonostante l’amore per la Fiorentina, se no dovessi giocare andrei via da Firenze”

Redazione

13 Ottobre · 16:03

Aggiornamento: 13 Ottobre 2021 · 16:03

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Lorenzo Venuti ha parlato ai media ufficiali della Fiorentina, queste le sue parole:

“Sono contento della fiducia della società. La sento. Sento la responsabilità e la fiducia. Per un giocatore avere la fiducia della società è fondamentale. E’ obbligatorio che sia l’anno zero, dopo gli ultimi anni. Ci voleva un punto di inizio, ed è questo. La mentalità di quelli nuovi deve essere di entusiasmo, così come di chi ha vissuto le esperienze passate, imparando dagli errori.

Deve essere una rinascita. Quello che è stato è stato, da ora si ricomincia. Dobbiamo lavorare quotidianamente, ripetere fino alla morte quello che vuole l’allenatore, sposarla a pieno e trovare un’identità riconosciuta. Dobbiamo sentirci dire ‘voi siete quelli’, è una delle cose più belle.  C’è entusiasmo, c’è l’allenatore nuovo, una nuova filosofia di gioco e di pensiero. E la sposiamo. Fondamentale è avere un’identità, prima ancora di avere obiettivi.

A livello fisico siamo seguiti sotto ogni punto di vista come professionisti dalla società stessa. Poi ognuno è libero al di fuori degli orari d’allenamento di prendersi cura di sé come vuole. Ma io sono uno che fa sempre riferimento alla società, parlo sempre con loro e mi faccio consigliare da loro e non ho nessuno extra che mi segue. A livello mentale invece, ho scoperto quanto l’allenamento mentale vada di pari passo con quello fisico. Sono seguito da un mental coach.

Tante volte si commercializza la figura del mental coach. Si pensa che il mental coach sia quello che ti dice ‘fai questo, fai quello’, che ti dice le cavolate di scrivere il numero accanto al tuo perché porta fortuna, oppure che ti dice le frasi motivazionali… Non è così.

Io ho un lavoro e un allenamento mentale. Io tutte le mattine e tutte le sere prima di andare a letto medito 10 minuti. Ho un diario dove ogni sera scrivo e annoto pensieri o situazioni capitate durante la giornata, senza forme corrette verbali o grammaticali. Solo pensiero libero per sfogarsi e rendersi conto di quello che ho vissuto.

Il mio mental coach, Stefano Tavoletti, è una persona che mi aiuta, come se fosse un maestro. Mi dice ‘quella è la via’, ma poi la via la percorro io. Sono io che percorro questa via, che vivo le mie esperienze, faccio i miei errori, e come tali li devo vedere. Una volta che commetto un errore non devo fasciarmi la testa: lo devo vedere, prenderne atto e cercare una soluzione. La consapevolezza di un errore è la prima cosa per trovare una soluzione.

L’allenamento mentale deve essere una cosa che quando la fai ti stanca. Ti deve lasciare qualcosa, non può essere campata per aria. Ci devi credere fortemente, e ti devi impegnare al massimo, dando tutto te stesso, così come ti impegni al massimo in allenamento”.

ESSERE FIORENTINO NELLA FIORENTINA

“Come ho sempre detto a me rende orgoglioso. Mi dà orgoglio a dei livelli non descrivibili a parole. Rappresentare la mia città, essere visto come simbolo, per me è un sogno che si realizza. Dall’altro lato diventa stucchevole, me ne rendo conto. Tante volte si tende a guardare il ‘Lollo fiorentino’, il ‘Lollo cresciuto nel settore giovanile’, e si trascura il Lollo calciatore. C’è anche il Lorenzo Venuti che scende in campo, non c’è solamente il Lorenzo Venuti che rappresenta Firenze perché ci mette il cuore. C’è il Lorenzo Venuti che ha qualità tecniche, fisiche e tattiche. Che possono essere messe in discussione, e questo è fuori dubbio. Porterò sempre Firenze su un piedistallo, ne parlerò sempre bene, e mi fa sempre piacere parlarne, ma mi rendo anche conto che possa diventare stucchevole.

Parlo anche da professionista. Ogni calciatore ha degli obiettivi, ognuno di noi ha dei sogni nel cassetto, delle aspirazioni. Ipoteticamente, dovessi rimanere in panchina sempre e non vedere mai il campo, ed essere solo quello che dimostra affetto per la maglia e sta lì, non ha senso. Pur andando contro il mio affetto per la Fiorentina, e mi dispiacerebbe molto per Firenze e la Fiorentina, sono i miei obiettivi, la mia mentalità di cercare sempre di migliorarmi.

La mia missione è di sfatare il mito che non esista profeta in patria. Perché ci sono tante persone che dicono che Lollo è solamente quello che rappresenta Firenze e ci mette il cuore, ma poi per il resto non fa niente.

Invece no, voglio dimostrare che c’è sì il Lollo che in campo sputa l’anima, che in campo dà tutto quello che può dare. Ma c’è anche il Lollo che in campo fa cose fatte bene, che ha un valore e cerca di dimostrarlo in campo, non solo mettendoci tutto, ma anche a livello tecnico e tattico”.

QUEL FIORENTINA-BENEVENTO

“Sono sensazioni forti. Mi ricordo quando arrivammo a Firenze e mi fecero appendere la bandiera del Benevento fuori dal cancello dell stadio. Mi ricordo che fui pervaso da una sensazione che non era un’emozione, ma un’insieme di emozioni. Una mancanza che percepivano tutti, ogni persona. La mancanza di Davide nello spogliatoio della Fiorentina era di tutti, è come se tutti fossero stati presenti in quello spogliatoio e sentissero questa mancanza di Davide.

Quella partita fu qualcosa di surreale. Con lo stadio pieno, ma come se fosse a porte chiuse. E’ qualcosa che ti segna. Ci sono quelle 2-3 esperienze nell’arco della vita che ti ricorderai per sempre e che ti lasciano qualcosa dentro e sicuramente è una di queste”.

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