Ci sono volute 19 giornate di campionato perchè Pioli capisse che il calcio, come disse qualcuno, è… “un gioco stupido per persone intelligenti”. O forse, più probabilmente, ammettesse l’errore e chiedesse venia… rimettendo le cose a posto. Sempre qualcuno (Nils Liedholm) diceva che: “tu lascia libero un calciatore per 10 minuti, e lui si andrà a mettere nel suo ruolo naturale”. E se lo diceva il barone, c’è da credergli. Non servono alchimie, trovate geniali, invenzioni da stregone… il calcio è semplice. Molto più di quanto si pensi. Questo per dire che, allo stadio Marassi di Genova, si è vista finalmente una Fiorentina logica, razionale, schierata secondo ruoli e predisposizioni. Jordan Veretout, ad esempio… Il francese non è un mediano, non è un vertice basso. Ieri contro il Genoa ha avuto difficoltà per tutto il primo tempo, è vero, ma nella ripresa si è sciolto ed è tornato a “scorribandare”. Come sa fare lui. Stesso discorso per il ruolo di terzino destro, ieri occupato da un mestierante come Vincent Laurini. Niente di trascendentale, Cafù e Maicon erano altra cosa, ma vivaddio abbiamo visto inserimenti, sovrapposizioni, abbiamo visto il gioco nascere (e non morire) a destra, come sui piedi di Milenkovic. Che infatti è un centrale, e sempre ieri a Marassi ha disputato un’ottima partita… da centrale, appunto. Last but not least.: il ruolo di regista. Il 4-3-3 necessita come il pane di un vertice basso, sufficientemente tecnico, che faccia ripartire l’azione. Anche lì, solito discorso: Norgaard non è Pizarro, tanto meno Pirlo e forse neppure Badelj. Ma finalmente la Fiorentina è tornata a giocare a centrocampo, a fraseggiare, a verticalizzare. Non a caso, nel primo tempo Chiesa, Edimilson e Mirallas hanno creato tre vere occasioni da gol, partendo proprio dal centro. Poi la sfortuna (palo di Mirallas), la bravura del portiere (Chiesa), l’imprecisione e la dabbenaggine (Edimilson a fine primo tempo) hanno fatto il resto. Insomma, non siamo qui a raccontare che la Fiorentina ha risolto tutti i suoi problemi, anche perchè (ancora una volta) i tre punti non sono arrivati. Il problema del gol è sempre presente e, se vogliamo alla luce della prestazione di ieri, ancora più grande. Ma stavolta possiamo davvero parlare di sfortuna, di casualità. E di arbitri contro, ma di questo ne parliamo dopo.
ALLA FIERA DI GENNAIO… SERVE UNA PUNTA: ammesso e non concesso che Pioli prosegua su questa strada, resta il problema Simeone. Che per assurdo, a Marassi, non ha neppure sfigurato, pur mantenendo una mediocrità di fondo. Il gol mangiato, divorato, fagocitato, dopo 48 secondi di partita però, grida ancora vendetta. E grida a Corvino che, a gennaio, occorre prendere una punta. Senza se e senza ma. Una punta che, all’occorrenza, faccia il centravanti: per alternarsi al cholito (intendiamoci, nessuno lo vuol far fuori a prescindere), per affiancare il cholito giocando seconda punta in quel famoso 4-3-3 ormai imprescindibile per Pioli. Questa figura risponde al nome di Manolo Gabbiadini, ora al Southampton (ai margini della squadra inglese) che ha già lavorato con Pioli al Bologna. Quindi, affare fatto? Ovviamente no, di mezzo ci sono costo del cartellino e ingaggio. Come sempre. Radio mercato dice che la cosa si può fare, con prestito e diritto di riscatto, con ingaggio ridotto o spalmato su più stagioni. Sinceramente ci interessa fino ad un certo punto. Le caratteristiche di Gabbiadini (che ricordiamo ha 27 anni ed ha già esordito in nazionale) sono talmente perfette per questa Fiorentina, per questo modulo, per la nostra dimensione (termine abusato ma che rende l’idea) che riteniamo impossibile immaginare un’occasione migliore. A Corvino l’ardua sentenza. Diverso il discorso per Federico Viviani. Centrocampista con propensioni alla regia, il ragazzo (26 anni, ora alla Spal) non è in proporzione al livello di Gabbiadini. Ed un regista la Fiorentina lo avrebbe gia: il danese Norgaard. Però abbiamo visto come la figura del regista sia imprescindibile per Pioli, ed un’alternativa (o chissà, magari un titolare) come Viviani è fortemente consigliabile. Anche per togliere ogni alibi allo stesso Pioli, e non indurlo in tentazione… a rimettere Veretout fuori ruolo. Quindi, alla fiera di gennaio non servono rivoluzioni, non serve paccottiglia tipo Benalouane, Tino Costa e Konè. Servono due pezzi: Gabbiadini in primis, ed un regista. Pronto, italiano, mediamente esperto. Come Federico Viviani.
ARBITRO, ANCORA TU? Per chi pensava che, con il VAR, si fossero risolti tutti i problemi arbitrali (o gran parte di essi) sarà rimasto deluso. Dopo un primo periodo di rodaggio, gli arbitri hanno capito come fare: o non vanno a vedere il VAR, o se lo vanno a vedere decidono come vogliono. Anche andando contro l’evidenza. Il rigore assegnato alla Juventus contro la Sampdoria, e quello non assegnato alla Fiorentina contro il Genoa, vanno in questa direzione. Come quello non assegnato ai viola contro il Parma. O anche (per la par condicio) quello dato contro l’Atalanta per presunto fallo su Chiesa. Tutte decisioni evidenti, in un senso o nell’altro, giudicate in modo opposto alla realtà. Quindi qual è la conseguenza? Che, in questo modo, il calcio andrà a morire. Che la gente non ci crederà più (già oggi non ci crede), che gli stadi si svuoteranno, che le pay TV chiuderanno. Magari non ora, magari tra 10-20 anni, non lo sappiamo. Sappiamo solo che, così facendo, il calcio non lo guarderà più nessuno. E se a Torino sono felici di trastullarsi con scudetti di cartone, favoriti da un sistema prono a logiche politico-economiche… problemi loro. A noi questo calcio non piace più. Che se lo giochino da soli.