Una metamorfosi per certi versi inspiegabile. Anche per gli stessi protagonisti. La riprova nelle parole di Robin Gosens, non un ragazzo qualsiasi. Ma un uomo esperto che nella sua carriera ha navigato in acque ben più pericolose, che non riesce tuttavia a capire perché ora la squadra si sia avvitata su sé stessa senza un apparente motivo. Giocatori bloccati, insicuri che cercano di ritrovare quella leggerezza alla base dell’identità cercata all’inizio e trovato nell’arco delle otto incredibili vittorie. Da quel momento, però, la luce si è piano piano affievolita fino a diventare un agonico percorso alla ricerca delle certezze (di gioco) perdute. Insomma, il «Ci facciamo condizionare dagli episodi negativi» pronunciato da Gosens ha aperto scenari immaginati. Perché il linguaggio del corpo della squadra viola parlava chiaro durante la partita contro il Torino.
Ad di là della velocità dei movimenti, quello che ha più colpito è stata la totale incapacità nel reagire e se la testa non gira, anche le gambe fanno fatica, parafrasando sempre Gosens: «Dobbiamo rimanere uniti perchè senno influisce sulle gambe, meglio non far entrare pensieri negativi. Solo essendo positivi possiamo uscirne». Restano da capire i motivi di tutta questa negatività che traspare, appunto, dalle parole dei protagonisti che da gruppo solido appare un insieme di giocatori alla ricerca di uno sguardo rassicurante. Che deve essere per forza quello dell’allenatore. E Palladino lo sa bene. Ora tocca a lui. Lo scrive La Nazione.