“In the name of love” è stato uno dei pezzi cult degli U2. Non ce ne vorrà la formazione irlandese se, oggi, mutuiamo una parte del titolo, per riadattarla al contesto calcistico fiorentino. Perché, in fondo, mettetela come preferite, ma sempre di amore si tratta. E di gol, pure.
Così, sommessamente, e siccome siamo un popolo di poeti, navigatori ed allenatori, proviamo a dare un’imbeccata a Stefano Pioli di quelle che – vedi un po’ – nemmeno Rui Costa per Bati. In the name of goal, s’intende. Partendo da un dato di fatto: Federico Chiesa sta vivendo una crescita continua. Segna da ogni posizione, in viola ed in nazionale, dribbla come un forsennato, scatta da andar via in scioltezza a Bolt e via discorrendo.
Allora. Siccome Giovanni Simeone ha mostrato voglia, qualità e forza fisica, vogliamo provare ad affiancargli quell’indemoniato di Federico. Qualche metro più avanti, come seconda punta, nulla più. Provaci, Ste’. Fede potrebbe aprire spazi, sfruttare le sponde del Cholito, fare quelle robe lì che fanno gli attaccanti “leggeri”. E Giovanni si sentirebbe assai meno solo. Avete tentato e avete fallito: diceva uno nato qualche anno prima di Bono Vox. Tentate ancora, fallite ancora. Fallite meglio, concludeva. Perché, alla fine, provarci costa davvero poco: nel nome dell’amore ed anche – un po’ – del goal.
Paolo Lazzari