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Stadio Franchi, presentato il progetto della Fiorentina, ora il Ministero ha 90 giorni per rispondere

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Rassegna Stampa

Stadio Franchi, presentato il progetto della Fiorentina, ora il Ministero ha 90 giorni per rispondere

Redazione

16 Novembre · 09:27

Aggiornamento: 16 Novembre 2020 · 09:27

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Una riunione, in videoconferenza, tra Fiorentina, Comune e ministero dei Beni culturali per provare a cambiare le carte in tavola per il Franchi, scrive oggi il Corriere Fiorentino. E il risultato è che oggi partirà il primo, vero, atto ufficiale della Fiorentina per ricostruire il nuovo stadio. La lettera in cui si chiede, formalmente, quali sono gli «elementi testimoniali», il cuore dell’architettura del Nervi da preservare in quell’opera, anche potendoli abbattere e ricostruire (come previsto dalla legge). E nella busta diretta a Roma ci sarà anche una missiva firmata dal sindaco Dario Nardella, per ribadire che la società viola e Palazzo Vecchio lavorano assieme all’operazione.

Non è un passaggio (solo) formale quello successo negli ultimi 15 giorni (la riunione è del 30 ottobre). La nuova legge sugli stadi infatti attribuisce al ministero dei Beni culturali non alla locale soprintendenza) l’ultima parola su cosa si può o non si può fare, sugli impianti già vincolati e che le società o i Comuni proprietari vogliono adeguare alle nuove normative di sicurezza Uefa, ma anche alle nuove esigenze del calcio e dello sport moderno. Certo, la legge è davvero elastica: si può non solo bypassare i vincoli già presenti, ma anche appunto abbattere e ricostruire se ci sono elementi da conservare (quelli, appunto, «testimoniali»). Ma presentare un progetto (e doveva arrivare entro il 7 dicembre) senza sapere prima quali sono gli «elementi testimoniali» era un rischio che Commisso non voleva correre. Perché un progetto almeno definitivo, se non esecutivo, costa milioni di euro. E pagare questa cifra e sentirsi rispondere «non va bene» non rientra nel modus operandi dell’imprenditore italoamericano.

A risolvere la questione ci ha pensato Palazzo Vecchio che ha favorito l’incontro con i massimi vertici del ministero, grazie anche alla disponibilità del ministro Dario Franceschini. Presenti l’architetto Marco Casamonti con l’avvocato Giulio Napolitano per la Fiorentina, Dario Nardella e il suo capo di gabinetto, Pierfrancesco Ungari, ex Consigliere di Stato per Palazzo Vecchio. E infine Federica Galloni, direttrice generale della direzione generale Archeologia, Belle Arti e Paesaggio del ministero, assieme al soprintendente di Firenze Andrea Pessina ed all’ex soprintendente fiorentina Alessandra Marino, oggi a Roma.

È nata qui la disponibilità a rispondere direttamente sugli «elementi testimoniali». Un po’ come quando ci si muove nei confronti dell’Agenzia delle entrate e si fa un «interpello» per chiarire come ci si deve comportare su aspetti fiscali complessi. La lettera che partirà oggi verso Roma contiene le indicazioni generali del progetto pensato da Casamonti. La risposta conterrà le indicazioni sul cosa è da preservare e come. Dopo, Casamonti potrà dire a Commisso cosa è davvero possibile fare e in che modo. E il presidente viola deciderà se risponde ai suoi obiettivi.

Dalla Maratona alle scale elicoidali, dalla tribuna alla facciata: nella legge è previsto che tutto si possa abbattere e ricostruire. Ma solo se il ministero dice sì. L’atto formale di Fiorentina e Palazzo Vecchio mostrerà dunque la vera anima della legge approvata a settembre. E se, per Commisso, il gioco vale la candela (da 300 milioni di euro). Ora la passa palla al ministero che ha 90 giorni per dare il suo parere. Ma da Roma arriva l’assicurazione la risposta arriverà «molto prima».

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