La situazione della Fiorentina è sempre più critica. Dopo nove giornate di campionato senza vittorie e un penultimo posto in classifica, la squadra di Pioli sembra senza identità, mentre la società tace e nessuno, né l’allenatore, né il direttore sportivo Pradè sembrano intenzionato a lasciare il proprio incarico.
A commentare il drammatico momento viola è il giornalista Massimo Basile, che sulla sua pagina Facebook ha pubblicato un lungo post dal tono amaro e disilluso.
“Tre risposte non richieste sull’angoscia sportiva della mia Firenze. 1) Molti chiedono dimissioni di massa. Ma poi chi gestirebbe la società? Se prendessero Sartori mettendogli in mano tutto, allora sì, sarebbe la svolta (invocata da me, come da altri, tre e quattro anni fa, non era difficile) ma è un’ipotesi impossibile. 2) Allenatore e dirigenti difendono giustamente il loro posto e non solo per i soldi (come farebbe chiunque, siate onesti), ma perché sanno che Firenze è l’ultimo treno importante della loro carriera. E per qualcuno, l’unico. 3) C’è chi si chiede perché la curva contestò Della Valle per molto meno. La vecchia proprietà, ormai disamorata (a parte Andrea, si dice), mercantile e sprezzante, non aveva in pugno i leader del tifo, non era scesa a compromessi, non gliene fregava niente della curva e accelerò la sua uscita puntando su qualcuno che, quasi increduli quando lo capirono, li avrebbe fatti rimpiangere. Questo è ciò che racconta chi ha vissuto quella stagione. È stata la perfida rivincita di Diego sulla città, e anche (per quel che vale) su di me, per sei mesi stordito dall’illusione di una svolta inusualmente sportiva”.
Parole dure, che toccano anche il rapporto tra la città, la tifoseria e il presidente Rocco Commisso. Basile sottolinea come a Firenze si sia spesso confuso il potere economico con la progettualità sportiva.
“Ma, come sostengo sempre, una società di calcio è il riflesso della piazza e dei media locali. Non è né migliore né peggiore. I Friedkin sono stati contestati dopo aver portato la squadra in Europa League. De Laurentiis dopo aver portato il Napoli in Champions (e da lì vinse il primo dei due titoli recenti). Da noi un presidente che si vantava di non diventare lavapiatti se anche avesse perso 500 milioni, aveva potuto vendere tra gli applausi il suo centravanti migliore a metà stagione e alla rivale storica in crisi di risultati. I soldi non erano un problema, infatti sono stati l’unico argomento in tutti questi anni. Nessuno che avesse banalmente chiesto tutte le volte che si vantava dell’affare in conferenza: presidente, ma se lei è ricco perché non si è tenuto il giocatore e ha puntato a raggiungere la Champions quell’anno?”.
Infine, il giornalista fiorentino punta il dito contro il sistema di relazioni che, secondo lui, ha accompagnato la decadenza sportiva e culturale del club.
“Un giorno anche il quadro di quello che è diventato in questi anni il tifo e il sistema dei media, con le sue commistioni e i ruffiani, sarà più chiaro. Sono certo che il tuffo carpiato con doppia giravolta diventerà acrobazia molto popolare a Firenze. Ma le responsabilità di ognuno di noi e quello che abbiamo sostenuto, nel bene e nel male in questi anni, resteranno”.
Un’analisi spietata e lucida, quella di Basile, che mette a nudo non solo le colpe della dirigenza viola, ma anche quelle di un ambiente intero, non esente da responsabilità.
