Questa mattina La Nazione ha ricordato l’avventura alla Fiorentina di Luigi Sepe, iniziata nel luglio del 2015, chiusa – formalmente – un anno dopo, ma drammaticamente interrotta nel febbraio del 2016, quando il numero uno arrivato dal Napoli, con una lettera aperta accusò la società viola di non aver rispettato i patti d’inizio stagione. Patti che in qualche modo si sarebbero dovuti rifare alle sue presenze in campo, arrivate però con il contagocce (e solo in Europa League).
Era stato Paulo Sousa a ideare e organizzare il turn over fra Sepe e Tatarusanu: il primo titolare in coppa, il secondo in campionato. Sousa, dunque, che però a inizio 2016 decise di far saltare quel patto (ovvero la regola del turn over) e Sepe ’esplose’. Appunto con una lettera sfogo e piena di rabbia. «Pur con tre mesi di contratto ancora da rispettare – scrisse –, l’avventura con la Fiorentina, quella morale, finisce qui». A febbraio e a causa di quell’uscita di scene imprevista in Europa League. Apriti cielo.
Il club viola la prende male, malissimo e in un attimo decide di mettere Sepe ai margini della squadra. Appunto per gli ultimi tre mesi. Mesi che, a livello economico, si trasformano in un bagno di sangue, visto che il prestito del portiere era costato 800mila euro da scontare, se non addirittura da resettare con un premio di valorizzazione che la Fiorentina avrebbe incassato dal Napoli di 750mila euro.
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