
Due appuntamenti micidiali, considerata la delicatezza del momento, hanno rilanciato la Fiorentina proprio nel momento di maggiore rischio: in trasferta contro la Lazio – alzi la mano chi era ottimista – e in coppa Italia contro il Torino, la squadra è scesa in campo motivata dopo due ko che avevano mostrato fragilità diffuse.E soprattutto la Fiorentina si è disposta con un’impostazione tattica in linea con il passato (il 4-3-3) ma con una prudenza che Italiano non aveva mai utilizzato per gestire le partite. Tutto è nato da un accorgimento che poi ha avuto una conseguenza.La linea della difesa meno alta – ecco il «segreto» – è servita contro la Lazio per ripararsi dalle imbucate che avrebbero sverniciato la Fiorentina: molto deve temuto Italiano le immagini di Luis Alberto e Milenkovic che lanciavano nelle praterie Pedro, Zaccagni e Felipe Anderson, incubi più che previsioni, o entrambe le cose insieme. E allora: i due centrali più bassi e protetti da un centrocampista (a Roma Amrabat), senza l’ossessione del recupero palla in pressing alto da effettuare possibilmente con la copertura dei compagni di reparto.
Tutto molto coraggioso, ma anche complicato: perché rischiare allora, in un momento così delicato?La conseguenza della scelta è stata la maggior concentrazione dei difensori in marcatura e i risultati – a parte il rimbalzo che ha innescato il gol di Casale – sono stati evidenti.Anche nei quarti di Coppa Italia contro il Torino è stata riproposta la stessa impostazione: Milenkovic e Igor hanno potuto gestire principalmente la fase difensiva e non ci sono state sbandate sulle ripartenze veloci, né la Fiorentina non si è fatta trovare scoperta. Sintesi finale in attesa di riprove: Italiano in questa stagione ha attraversato momenti complicati e la mancanza di esperienza internazionale certamente non lo ha aiutato. Aggiungiamoci poi gli infortuni. Però l’allenatore viola ha per due volte dimostrato l’intelligenza di chi cambia (il passaggio al 4-2-3-1 nel momento di crisi) e il ritorno alle certezze rimodulate (il 4-3-3 più equilibrato). Poi se Gonzalez e Jovic fanno la differenza, è anche meglio. Lo scrive La Nazione.
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