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Nazione, Quarta, ora l’ex predestinato vuole il posto fisso: l’avventatezza è quella che l’ha penalizzato di più finora

Firenze, stadio A.Franchi, 27.04.2021, Fiorentina-Udinese, foto Lisa Guglielmi. Copyright Labaroviola.com

Rassegna Stampa

Nazione, Quarta, ora l’ex predestinato vuole il posto fisso: l’avventatezza è quella che l’ha penalizzato di più finora

Redazione

21 Settembre · 09:03

Aggiornamento: 21 Settembre 2022 · 09:03

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Firenze, stadio A.Franchi, 21.05.2021, Fiorentina-Juventus, foto Lisa Guglielmi. Copyright Labaroviola.com

E’ arrivato a sorpresa, senza farsi annunciare, come fanno i temporali estivi, portando una ventata fresca di benessere difensivo. Lucas Martinez Quarta domenica scorsa in campo non doveva esserci. Complice un fastidio muscolare rimediato in coppa, nessun quotidiano lo aveva messo in formazione. Invece, schierato là dietro a formare con Ranieri un’insolita cerniera difensiva, col Verona è stato protagonista di una gara sontuosa che alla fine lo ha celebrato come il migliore in campo. Ci voleva.

Perché Martinez Quarta fin qui era stato una sorta di promessa di calcio non mantenuta, un annuncio senza conseguenze sul campo. Nato a Mar del Plata, una sorta di Versilia sudamericana detta la «ciudad felix», anche lui nel volto sembra avere scolpito come una specie di sorriso che un po’ rimanda al «pescatore» di De André, un po’ al ghigno sardonico dei pirati dei Caraibi che assaltano i bastimenti dei ricchi. Per la verità in Argentina, dove si dà un soprannome a tutto, lo chiamano il «Chino» per via dei tratti somatici vagamente orientali. Ma siccome qui da noi il «Chino» da sempre è Alvaro Recoba, la cosa è passata nel dimenticatoio senza troppi patemi, anzi. Guardiano d’area di temperamento e intensità, da ragazzo per via di quel destro educato Martinez Quarta giocava a centrocampo.

E ad osservarlo bene, un po’ della sfrontatezza della mezzala, ovvero di chi deve guardare principalmente davanti senza curarsi troppo di cosa accade dietro, gli è rimasta. L’idea, molto sudamericana, che il calcio non debba essere per forza schema e disciplina ma fantasia, sfrontatezza e pure azzardo. Forse proprio questa tendenza all’avventatezza è stata la cosa che lo ha danneggiato di più. Arrivato infatti con le credenziali del predestinato, del nazionale argentino che in viola deve per forza avere un ruolo da titolare, alla fine per alcune leggerezze difensive generate da amnesie in serie, non lo ha mai avuto. Un predestinato che si smarrisce, diventando un habitué malinconico della panchina.

Fino a domenica scorsa. Come un temporale estivo, appunto, Martinez Quarta, il centrale difensivo che non doveva esserci, ha sorpreso tutti, fornendo la sua miglior gara da quando è in viola. Lo testimoniano pure le cifre: non solo il Chino ha toccato più palloni di tutti (64) ma è stato anche colui che ne ha recuperati di più, ben 18, sfiorando il record della serie A che fra i difensori appartiene a Koulibaly con 20. Una prestazione monstre nei numeri e pure nello stile, con quelli anticipi in mezzo al campo a sradicare palla dai piedi dell’avversario a testa alta, nello stile sfrontato proprio della scuola argentina, pugna e fioretto, classe e tigna, orgoglio e dedizione. Martinez Quarta, il difensore ritrovato che, nella lunga battaglia del campionato, potrebbe essere l’arma difensiva in più. Il calciatore con una sorta di sorriso sul volto che potrebbe far diventare festevole il prosieguo della stagione viola. Lo scrive La Nazione.

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