1 Maggio 2025 · Ultimo aggiornamento: 23:35

Labaro viola: il mondo viola minuto per minuto
L’architetto del nuovo Franchi: “Difficile confrontarsi con la Torre. La visibilità è stata la nostra priorità”

Rassegna Stampa

L’architetto del nuovo Franchi: “Difficile confrontarsi con la Torre. La visibilità è stata la nostra priorità”

Redazione

9 Marzo · 12:14

Aggiornamento: 9 Marzo 2022 · 12:14

Condividi:

«Non è stato un esercizio facile. È una grande sfida perché rapportarsi con i grandi maestri, come lo è Nervi, è un’occasione sia di confronto che per imparare». A David Hirsch, leader del team di architettura di Arup in Italia e skill leader europeo, scappa un sorriso di sollievo nel ripercorrere il lavoro che ha impegnato per mesi il suo imponente gruppo di lavoro, insieme, per quanto riguarda il master plan, allo studio Mario Cucinella. Una «sfida», appunto. È questa la parola più ricorrente nella call conference a cui hanno partecipato anche il project architect Filippo Minora (presente a Palazzo Vecchio al momento dell’aggiudicazione del bando) Mauro Oliveri, amministratore delegato di Arup Italia e Luca Stabile, direttore del progetto.

Com’è stato il vostro approccio con l’opera di Nervi?

«È stata una sfida diversa che ha coinvolto molte persone nel tentativo di presentare il progetto migliore. Abbiamo cercato di avere un approccio molto rispettoso, il professor Cupelloni che è un esperto di restauro moderno ci ha aiutato a trovare le giuste interpretazioni. L’idea sostanziale è stata: eliminare tutto quello che era stato aggiunto dagli anni ‘30 in poi in contesti con sensibilità sul restauro del moderno, riportare a nudo l’aspetto originale e poi intervenire».

Quindi avete «spogliato» il Franchi per dargli un nuovo vestito…

«Sì e abbiamo mantenuto sempre una certa distanza dalla struttura originale».

Perché questa scelta?

«Così facendo abbiamo potuto mantenere intatta una chiara riconoscibilità dell’impianto preesistente. Nel rapporto con Nervi ci siamo posti tre temi: riconoscibilità, interventi che siano anche reversibili e che siano compatibili con il contesto».

Facciamo un esempio.

«La Torre di Maratona. L’elemento nuovo, la copertura, si mantiene a distanza e quella parte vuota verrà coperta attraverso un elemento tessile che si aprirà e chiuderà in caso di pioggia o di bisogno. Confrontarsi con la Torre è stato una parte molto complicata del progetto».

Che cosa c’è del Razionalismo nella vostra idea?

«Abbiamo scelto la linearità tipica degli anni ‘30 cercando di dare nuova vita a un impianto che non poteva restare un monumento».

La maggiore difficoltà?

«Ci siamo trovati di fronte al tipico progetto italiano in cui l‘archietto si misura con un edificio storico per farlo funzionare in un’epoca moderna. La geometria della struttura è stata un tema chiave perché non aiutava a inserire in modo armonioso le forme, non è simmetrica. E la difficoltà era di non poter andare a intaccare la struttura dell’edificio. È stata una bella sfida. Da un lato si imponeva una serie di requisiti di conservazione, dall’altro si sembrava chiedere l’impossibile: un certo numero di spettatori (che saranno comunque 40 mila), massima visibilità, la parte commerciale… L’integrazione è stata complessa».

Come si vedrà dagli spalti del nuovo stadio Franchi?

«La visibilità è stata una priorità e abbiano l’abbiamo simulata in tutti i settori in modo da raggiungere gli standard migliori degli stadi moderni».

La parte che più cambierà sarà quella delle curve. A differenza degli altri progetti il vostro sembra non avere altezza aggiuntiva. È così?

«Un po’ più alto dell’attuale lo sarà, ma non troppo. La distanza delle curve andava ridotte per creare un ambiente più raccolto e caloroso. Il tutto andava fatto tenendo basse le gradinate in modo che non impattasse sullo skyline di Firenze. Alla fine abbiamo sdraiato un po’ di più le curve per valorizzare l’esperienza dello spettatore».

In Maratona e Tribuna invece gli spalti, seppur ammodernati, resteranno gli stessi. Sono però molto stretti per gli standard moderni. Come farete?

«È un tema delicato di interpretazione con le richieste dei beni culturali. Vorremmo intervenire sulle gradinate ma per il momento stiamo lavorando ancora su questa interpretazione. È un dettaglio che ci riserviamo di affrontare al momento del progetto. Apriremo anche un tavolo di discussione con il ministero e la sovrintendenza per costruirli insieme. Non ci spaventa l’idea di sistemare gradonate di cemento anni ‘30. Riguardo all’accessibilità lo stadio avrà poi terrazze per i disabili in ogni settore».

Accessibilità e anche ecosostenibilità, il vostro progetto punta molto sul green.

«L’ambizione del progetto che è far sì che i due interventi su stadio e Campo di Marte si integrassero. La “coperta” dello stadio è più tecnologica e materica, quello del Campo di Marte più naturale. Ci sarà un dialogo ambientale: la copertura dello stadio ha un sistema di fotovoltaico che produce energia pulita, che servirà allo stadio e anche all’area commerciale. Lo stesso per l’acqua: il tetto del Franchi raccoglierà l’acqua che verrà riutilizzata in entrambe le strutture».

I lavori per stadio e area commerciale andranno di pari passo?

«L’ambizione è quella, il progetto ha due ambiti ma è unico. I tempi però non dipendono tutti da noi. E l’altra ambizione è quella di far giocare la Fiorentina sempre al Franchi nei tre anni di cantieri».

A proposito di questo, Campo di Marte sarà messa sotto pressione ulteriormente dai lavori per la tramvia. Non c’è il rischio di intralciarsi?

«Sarà interessante coordinarsi e lavorare in stretto concerto con il Comune. Noi comunque lavoreremo all’interno dell’area del cantiere, senza invadere altri spazi».

Tornelli e cancellate dovute all’ordine pubblico non rischiano di «macchiare il vostro lavoro?

«È vero, è una contraddizione del nostro Paese: da una parte si chiedono stadi aperti alla città, dall’altro siamo costretti a ingabbiarli. La speranza è che i nuovi stadi portino anche a un modo nuovo di andare allo stadio, dove di recinzioni non ci sia più bisogno».

Lo riporta il Corriere Fiorentino

LA VOCE DI PIF A FIRENZE

Repubblica scrive: “Da giorni a Firenze gira una voce su PIF e la Fiorentina. Si aspetta Commisso”

Lascia un commento

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

Testata giornalistica | Autorizzazione Tribunale di Firenze n.6004 del 03/11/2015
Edimedia editore | Proprietario: Flavio Ognissanti | P. IVA: IT04217880717
CHI SIAMO

© Copyright 2020 - 2025 | Designed and developed by Kobold Studio