
Sono passati dieci anni da quando Pep Guardiola, allestendo il suo primo vero laboratorio tattico, nel Bayern Monaco chiese al terzino Lahm di spostarsi in mezzo al campo per aiutare la costruzione dal centrocampo. Dopo il falso nove, aveva inventato il falso mediano, una soluzione poi raffinata a livello sublime al Manchester City, prima con Delph, poi con Zinchenko, infine con Cancelo. Ora lo fa (bene) anche Spalletti con Mario Rui e Di Lorenzo. Negli ultimi tempi Pep ha rivisto l’assetto del suo City in modo inaspettato, schierando quattro difensori centrali, uno dei quali però si affianca a Rodri in mediana. Ma l’ultima evoluzione del ruolo è stata pensata da un italiano.
Vincenzo Italiano da qualche partita a questa parte ha infatti ideato il difensore centrale/regista. Una soluzione inusuale a inizio azione, che somiglia a quella del City ma in modo ancora più accentuato: in costruzione bassa, Igor o Martinez Quarta si alza in verticale rispetto al compagno fissandosi a centrocampo, con i due terzini che stringono sulla linea della retroguardia e i due mediani “veri” che stanno più larghi, più vicini alle ali che devono occupare l’ampiezza.
Igor lo ha fatto contro l’Inter, l’argentino contro lo Spezia e forse ha un’attitudine migliore nella distribuzione del pallone. Sono due partite in cui Italiano non aveva la piena disponibilità Amrabat (con i nerazzurri per il Ramadan, è entrato a partita in corso, con i liguri era squalificato). L’alternativa è stata creativa: non un omologo del ruolo – che nella rosa viola non c’è -ma un guardiano analogo, per proteggere occupandosi dell’ordinaria amministrazione dell’inizio-azione, lasciando poi ai piedi buoni in posizione più avanzata la creazione offensiva.
Del resto negli ultimi anni i difensori hanno assunto un’importanza sempre crescente nell’economia del gioco di squadra. Non più solo difensori in senso stretto ma anche costruttori: quasi sempre sono i giocatori con più passaggi. Alcune squadre sono ancora troppo conservative: il terzetto di retroguardia si limita a uno sterile possesso palla orizzontale, oppure a portare semplicemente la palla in conduzione in avanti. La versione più offensiva è stata tracciata da Gasperini: l’Atalanta parte sì con tre difensori, ma uno si deve sganciare anche senza palla. Toloi, in questo compito, si è sempre rivelato il migliore: i suoi tempi di inserimento lo hanno fatto diventare spesso l’uomo in più dell’Atalanta nella metà campo avversaria.
I discepoli gasperiniani hanno imparato la lezione con difensori più proattivi: Juric fa le stesse richieste ai centrali del suo Torino, Palladino al Monza ha Izzo che si presenta spesso e volentieri nell’area avversaria. Ampiezza Da analizzare anche la partecipazione dei difensori dell’Inter all’azione. È frequente osservare la posizione altissima, lungo la fascia ,di Darmian a destra e Bastoni (o Acerbi) a sinistra: altro che difensori, sembrano proprio terzini di spinta. Una soluzione del genere si è vista per la prima volta nello Sheffield United di Chris Wilder: era curioso vedere questi centraloni inglesi sovrapporre lungo la fascia.
L’efficacia è però da rivedere, non solo perché le Blades sono retrocesse. Bastoni e Darmian hanno piedi discreti, ma non possono crossare con la precisione di chi lo fa da una vita. Chi attacca in ampiezza con ali brave nell’uno contro uno – fondamentale che sembra mancare totalmente nella rosa nerazzurra – sembra funzionare meglio: Politano e Kvara, Bernardo Silva e Grealish, Saka e Martinelli, persino Pedro e Zaccagni. Lo riporta la Gazzetta dello Sport
GLI OCCHI DELLA FIORENTINA IN OLANDA
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