
Dopo aver superato non senza difficoltà una fase di mutismo che stava preoccupando i suoi collaboratori, Italiano accese il monitor e mostrò più volte allo staff il replay rallentato dell’azione. Di «quella» particolare azione, il contropiede dell’Empoli e il gol di Pinamonti all’89’ che in tre minuti fece scivolare la Fiorentina dal pareggio appena subito all’86’– e già sembrava troppo – alla sconfitta. Sette giorni prima i viola avevano battuto il Milan per 4-3 (Duncan, Saponara e doppietta di Vlahovic) e volevano accorciare i tempi per un salto di qualità. E invece, che batosta.
Quel finale di partita a Empoli è ancora considerato dalla Fiorentina una medaglia alla rovescia, un attestato di immaturità, un clamoroso infortunio che minò la fiducia all’interno di un gruppo impegnato a ricostruirla. Sull’1-1 la squadra viola era ferita nello spirito e sbilanciata nel tentativo di tornare in vantaggio, ma Biraghi e Amrabat valutarono male i tempi di un blitz alto per recuperare palla e il centrocampo viola si aprì generosamente mentre anche i difensori erano alti: l’Empoli riuscì con facilità a lanciare Bajrami sulla destra mentre al centro solo Milenkovic stava coprendo in corsa la zona di Pinamonti, avviato verso l’inevitabile.
Neanche un disperato sprint Odriozola riuscì a disinnescare il controllo del centravanti, che si presentò da solo davanti al portiere mentre tutti i giocatori della Fiorentina stavano correndo in apnea per recuperare le posizioni. Terracciano venne battuto per la seconda volta in tre minuti e Italiano capì che era finita lì, infatti neanche si stupì quando al 95’ Vlahovic non riuscì a deviare in rete da pochi passi un colpo di testa di Milenkovic.
Altro particolare che innescò il mutismo di cui sopra: Andreazzoli vinse la partita azzeccando i cambi, visto che La Mantia e Bajrami furono protagonisti nelle azioni decisive, compresa quella del gol di Bandinelli. Da quel 27 novembre molto è cambiato, la Fiorentina è una squadra molto più matura e l’Empoli con 33 punti è in una posizione di serenità avendo dalla sua parte anche un cammino in trasferta che testimonia come la squadra sappia giocare bene a calcio quando ha spazi a disposizione. Lo riporta La Nazione
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