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Guai Juventus, indagine della Covisoc, plusvalenze truccate da 90 milioni, emessi solo 3 milioni

Rassegna Stampa

Guai Juventus, indagine della Covisoc, plusvalenze truccate da 90 milioni, emessi solo 3 milioni

Redazione

27 Ottobre · 11:56

Aggiornamento: 27 Ottobre 2021 · 11:56

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Sessantadue trasferimenti di mercato, concentrati tra il 2019 e il 2021, sono oggetto di una relazione finita sul tavolo della Procura federale. Scambi a prezzi alti, a volte altissimi, senza che si muovesse davvero un solo euro. O quasi. La Covisoc (Commissione di vigilanza sulle società di calcio) ha inviato al Procuratore della Figc Giuseppe Chinè e per conoscenza al presidente Gravina una relazione sulle plusvalenze degli ultimi due anni. Invitando ad approfondirne la natura.

Per l’organo di vigilanza che monitora i bilanci, quegli affari sembrano incidere in modo significativo sui conti, evidenziando delle criticità. La relazione è generica: denuncia un sistema. Ma un allegato, con nomi, cognomi e soprattutto numeri, descrive tutte le operazioni più rilevanti. In particolare, quegli scambi in cui sono entrati calciatori valutati cifre significative senza una reale ragione sportiva. Franco Tongya e Marley Aké, che Juve e Marsiglia hanno scambiato per 8 milioni (quindi a saldo zero), giocano rispettivamente nella quarta serie francese e in Serie C.

Oppure i quattro calciatori del Napoli che il Lille si è preso per 20 milioni nell’affare Osimhen: tre sono tornati in Italia, due in Serie D, uno in C, un altro è al Lille senza aver giocato mai. Nella maggior parte dei casi, una delle società coinvolte è la Juventus (sullo stesso tema si è mossa la Consob): i trasferimenti interessati sono 42, ma in particolare ci sono 21 calciatori scambiati per 90 milioni.

Operazioni che però hanno fatto circolare realmente poco più di 3 milioni, producendo benefici a bilancio per il club bianconero di oltre 40. Ci sono poi anche gli affari con l’estero: Pjanic-Arthur col Barça, Cancelo-Danilo col City, cifre elevate per giocatori però di prima fascia. Certo le plusvalenze sono eredità di un mercato diverso da quello di oggi: l’allentamento del Fair play finanziario e la possibilità di spalmare le perdite su più esercizi hanno ridotto drasticamente la necessità di ricorrervi. Ma per anni hanno costituito per tutti un elemento chiave della contabilità. Lo scrive questa mattina La Repubblica.

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