Il direttore di Sportitalia Michele Criscitiello ha fatto un lungo editoriale per parlare di Napoli e delle polemiche che hanno coinvolto lui e il giornalista Manuel Parlato:
Non c’è riuscito il Professor Marco Tullio Sperelli a far crescere bene una generazione di bambini di 10 anni, figuriamoci dopo 33 anni se qualcun altro possa essere in grado di raccogliere quei frutti acerbi. Oggi Napoli è cambiata e il turismo la sta premiando. Milano è diventata più pericolosa di Napoli ma alcuni napoletani hanno rispettato la tradizione: il vittimismo, ad esempio, è sempre il piatto forte del menù.
Se a Verona scrivono “lavali col fuoco” è razzismo, se loro esercitano razzismo sui corregionali con pastori e asinelli è goliardia. Se i fiorentini cantano loro senza indice e senza mignolo sono razzisti, ma se loro augurano la morte a chi fa una gag sul calciomercato mal riuscito di De Laurentiis allora è sacrilegio. Benvenuti nella Napoli degli anni ’90. Quella parte che non si è mai evoluta, composta da finti Pulcinella e veri Pinocchi. Quella Napoli che ha poco da fare e ha tanto tempo da perdere a scrivere striscioni razzisti e a perdere ore sui social, da sempre immondizia della disinformazione.
Nel presepe c’è un giornalista robustello che parla di fascismo, così per qualche minuto dimentica di avere un’azienda di antenne sull’orlo del fallimento dove i debiti sono superiori alle notizie. Oppure il tifoso anzianotto che negli anni d’oro ha “tirato un riga” sulla città e l’ha spaccata come SpaccaNapoli. Tutti a lezione da nessuno. Perché si parla per parlare.
Perché se il Napoli è forte lo deve a Conte, se il Napoli ha fatto un grande mercato estivo è stato riconosciuto ad Aurelio e se a gennaio ha deciso di non fare nulla DeLa è libero di farlo (e per me ha fatto bene) ma ciò non toglie che la critica e la satira possano coinvolgere anche il Napoli, così come a Maldini fu riservata la famosa “Questa non è Ibiza” e a Ibra passammo sopra con la gru quando fece il finto discorso social dopo la vittoria della Supercoppa.
Se il corrispondente da Napoli, in diretta su Sportitalia, ironizza sulla Juve prima di Napoli-Juve va bene, la gag sulla bicicletta è consentita ma se il corrispondente da Milano ironizza sui mancati acquisti del Napoli allora c’è il caso diplomatico da fare un baffo a Cecilia Sala. Eh no. La città di Totò e Troisi non può proclamarsi la patria dell’ironia ma poi essere la prima città a non capirla e non giustificarla. I modi? Sono veri. Se appartieni ad una redazione rispetti la linea editoriale. Licenziamento? Non si può licenziare un non dipendente mai assunto che presta collaborazione con almeno 5 redazioni diverse. Non ci vuole la Cisl, sono le regole elementari di chi scrive senza sapere e informarsi.
Le lezioni, però, le accettiamo solo da chi è migliore di noi. Non da chi non capisce che a Canale 21 non era un attacco ma solo un invito a fare il tifoso per la tv regionale in cui già lavora il corrispondente. Grande tv ma soprattutto grande editore che non aveva bisogno di pubblicità ma che suo malgrado l’ha ottenuta. Fare la morale a chi è cresciuto nelle tv locali è sintomo di ignoranza. Come quella che hanno nei cartoni animati di Titti e Silvestro. O quella che dovrebbero avere allenatori e vice costretti ad emigrare in Spagna o in Croazia per provare a far finta di allenare.l resto sono chiacchiere… quelle napoletane che si mangiano ora. A voi lascio le tarantelle, io mi tengo i fatti della vita che mi sono costruito. Io speriamo che me la cavo
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