
Due anni per l’inizio dei lavori, scrive oggi il Corriere Fiorentino. Quando il sindaco Dario Nardella indica il 2023 come possibile «prima pietra» del restyling dello stadio Artemio Franchi, qualcuno scuote la testa, nel Salone de’ Dugento. Sono dubbi legittimi, dopo il fallimento dell’ipotesi Castello (2008), Mercafir e infine del restyling «con le ruspe» che voleva Rocco Commisso, operazione stoppata dal decreto del ministero dei Beni culturali che ha bocciato persino l’abbattimento delle curve. Ora Nardella fa da solo. Sarà il Comune a intervenire, sia sul Franchi che sull’area di Campo di Marte, dopo «il gioco è chiuso», le parole di Rocco Commisso di un suo impegno diretto sul Franchi. «Prendiamo atto della decisione della Fiorentina di non investire sullo stadio», parte Nardella.
«Mi gioco la mia credibilità», insiste il sindaco. Ci sta: dopo 12 anni provati a convincere i proprietari della Fiorentina, ora Nardella dovrà provare a trovare i fondi per l’operazione. Nei prossimi due anni si affronteranno le emergenze, cioè gli interventi sulla sicurezza statica e sismica (si parte a febbraio, 800 mila euro già finanziati, i 7 milioni per l’antisismica «si troveranno nel bilancio di quest’anno). Ma in contemporanea Palazzo Vecchio comincerà a lavorare per il «concorso internazionale» per il Franchi.
«Nel decreto del Mibact ci sono aperture significative per i lavori per rispettare gli standard Uefa, a partire dalle gradinate. La possibilità di fare spazi commerciali, coprire lo stadio e fare nuove curve». Ma soprattutto «per la prima volta abbiamo nero su bianco cosa si può e cosa non si può fare al Franchi. Per la prima volta non ci si limita a dichiarazioni, veline, supposizioni. Ci sono atti ufficiali».
Il 2020 sarà speso per l’attività tecnica preparatoria al bando. «Poi passeremo a pubblicare il concorso internazionale» e sarà una «commissione di architetti, esperti, rappresentanti degli Ordini degli architetti e degli ingegneri nazionali a valutare». Il vincitore sarà scelto tra un piccolo gruppo di finalisti, tra il 2022 e il 2023. E, dopo essersi preso gli strali da mezzo mondo per aver avvallato l’ipotesi delle «ruspe» di Commisso, Nardella precisa: «Agli architetti che hanno firmato appelli per salvare il Franchi dico: avete messo una firma sotto un appello, mettetela sotto ad un progetto. Non avete più alibi. Visto che il Franchi è finito in prima pagina sul New York Times e sul Süddeutsche Zeitung, il progetto deve essere all’altezza di Firenze». Quindi uno stadio «“verde”, per consumo energetico, innovativo, rispettoso del valore architettonico». E potranno partecipare «solo studi con esperienza e garanzie economico-finanziarie: no ad avventurieri». Si, ma chi paga?

«Il nuovo Franchi non peserà un euro sui cittadini e non toglierà fondi agli altri impianti. Chiederemo mutui a tasso zero a Banca europea degli investimenti, Cdp e Credito Sportivo. Come per altre opere pubbliche», risponde Nardella. E visto che il Franchi «è un bene di interesse nazionale» il sindaco manda un messaggio: «Se lo è davvero, si facciano avanti le istituzioni nazionali». I mutui però poi vanno onorati: per questo sarà aumentato il canone di concessione alla Fiorentina, si affitteranno gli spazi commerciali previsti (non i 50 mila metri quadri chiesti da Commisso ma almeno 10-15 mila), forse si farà un albergo. E con questi introiti si ripagherà il debito che, secondo Nardella sarà di «almeno 100 milioni di euro». «Nel percorso progettuale daremo grandissima attenzione alla Fiorentina. Non escludo poi che il club entri nell’operazione per la gestione dei volumi commerciali, può essere una strada» dice il sindaco.
Il Comune farà un nuovo piano urbanistico «per tutta Campo di Marte». Ai 100 milioni si aggiungono altri 30-50 milioni di euro per fare la nuova passerella pedonale alla stazione e il parcheggio in area ferroviaria «anche a servizio dei residenti». Mentre i 249 milioni per la tramvia che passa proprio dallo stadio «sono appena stati confermati dal governo». Insomma, «se dobbiamo essere in ballo balliamo fino in fondo. Questa è una strada di non ritorno». Ma se la Fiorentina andasse a Campi? «Se l’attuale proprietà della Fiorentina andrà altrove, non mi metto di traverso. Ma il Franchi non può essere lasciato così e abbandonato. Non ci muoviamo da questo obbiettivo. Non devo convincere nessuno a restare: ho l’obbligo di mettere in sicurezza e far vivere il Franchi e Campo di Marte. E visto che tutto il mondo ha parlato del Franchi, tutto il mondo parlerà di come Firenze lo ha fatto rinascere».