Stefano il ritorno a San Siro, lo stadio dove è stato un re e dove la Curva Sud milanista urlava a squarciagola «Pioli is on fire», se lo aspettava diverso. Si immaginava un salto nel tempo tra vecchi e nuovi amici, con i ricordi e le ambizioni pronti a mischiarsi e confondersi dolcemente nel suo cuore in subbuglio. Invece, l’aria sarà inevitabilmente elettrica. Il Milan, il suo vecchio caro Milan, ora nelle mani di quel diavolo di Allegri, vola. La Fiorentina, invece, arranca sul fondo della classifica, senza vittorie e senza certezze. Lunedì Stefano compie sessant’anni, quasi tutti dedicati al calcio e forse taglierà il traguardo ancora dentro lo stadio in cui ha raggiunto il picco della sua carriera. Al Milan, Pioli ha vinto il suo primo e unico scudetto, il diciannovesimo dei rossoneri e se lo è tatuato sul braccio, ricordo incancellabile. Così come sul braccio porta Davide Astori, il vecchio capitano che ha segnato la vita di molti, sicuramente quella dell’allenatore di Parma.
Si può dire senza correre il rischio di scivolare nella retorica che Milan e Fiorentina sono le squadre a cui Pioli sia più legato. A San Siro ha scacciato i sospetti di chi lo riteneva preparato, moderno, ma non vincente. Alla Fiorentina c’è stato da giocatore e una prima volta da allenatore, è il suo posto nel mondo, se ne esiste uno, la città in cui la sua famiglia si trova a meraviglia. Quasi una chiusura del cerchio. Da Firenze se n’era andato male, per via di una serie di malintesi e qualche polemica con i Della Valle e c’è tornato con la volontà di mettere radici e aprire un ciclo. Invece l’inizio è stato diverso. Tutto è andato storto. Un colpo basso, anche all’autostima. E la strada adesso è maledettamente in salita.
Il calcio di Pioli a Milano si è evoluto: pressing, riaggressione, difesa alta e a zona sulle palle inattive. Fare un gol più degli avversari, cercando l’equilibrio. Concetti che ha trasportato a Firenze e che, per il momento, non stanno funzionando. Ma proprio adesso, alla vigilia di una trasferta sulla carta impossibile, contro la squadra non solo prima ma più in forma del campionato, Pioli deve rifarsi alla sua esperienza passata, ricordare cosa ha superato. Per lui sarà una settimana strana tra ricordi dolcissimi e l’attualità stringente, tra la voglia di farsi coccolare e quella improrogabile di svoltare. La Partita a Firenze si è fatta durissima. Ma Pioli può ancora vincerla. Lo scrive il Corriere Fiorentino.