
Rocco Commisso da quando è alla Fiorentina ha capito subito l’importanza per Firenze della gara contro la Juve, in cuor suo domani ci sarebbe voluto essere. La Fiorentina nelle ultime settimane l’ha aiutato a mettersi alle spalle una non semplice fase della sua vita.
Una delle prime dichiarazioni che accompagnò l’approdo in Serie A del tycoon, nel 2019, fu già un chiaro guanto di sfida all’egemonia della Juventus (e della sua presidenza), che era reduce da otto scudetti di fila e aveva messo gli occhi sui pezzi pregiati della Fiorentina. Su tutti Federico Chiesa, ceduto a Madama un anno dopo: «La famiglia Agnelli ha strapotere in Italia ma non è positivo per il nostro calcio se vince sempre la stessa squadra», dichiarò durante la crociera sul fiume Hudson. Ma anche nei mesi successivi, dopo il 3-0 subìto a
Torino nel febbraio 2020, i decibel della polemica tornano a salire: «Con 350 milioni di parco giocatori la Juventus non ha bisogno dell’aiuto dell’arbitro», dichiarò amareggiato Commisso, che in tempi recenti se l’è presa in modo ancor più diretto con la proprietà della Vecchia Signora, nel corso di un’intervista di novembre al Financial Times. In quell’occasione, riferendosi all’inchiesta della Covisoc sul caso plusvalenze che vedeva la Juve coinvolta, il numero uno viola fu molto diretto: «Il prezzo delle azioni del club è sceso di un terzo nei giorni successivi all’indagine. Se gli stessi eventi si fossero verificati in una società quotata negli Usa, gli azionisti avrebbero fatto causa a quei “motherfuckers” (slang traducibile in “farabutti”)».
Non proprio, dunque, il miglior modo per avvicinarsi a una sfida che, soprattutto per la squadra di Italiano, mette in palio sogni e prestigio. Gli stessi che i bianconeri, se pur a livelli più alti, hanno tentato di rincorrere puntando su alcune pianticelle viola acquistate a peso d’oro. Nonostante le invettive a mezzo stampa, almeno sul fronte mercato il dialogo tra Fiorentina e Juventus è sempre stato più che prolifico: le cessioni in soli quindici mesi di Chiesa e Vlahovic hanno infatti garantito circa 135 milioni di euro (quasi il doppio del fatturato di un anno della società) e non è escluso che Agnelli possa bussare di nuovo alla porta quest’estate, qualora Milenkovic non rinnovasse il contratto in scadenza nel 2023. Un’ipotesi che Rocco Commisso, magari con l’Europa in tasca, è deciso stavolta a scongiurare. Lo scrive il Corriere dello Sport.