di Lisa Grelloni
Rafal Wolski venne acquistato dalla Fiorentina a gennaio 2013 per 3,5 milioni dal Legia Varsavia. Il suo nome era nelle mire di tanti grandi club (Borussia Dortmund e Roma su tutti) ma il ds Daniele Pradè riuscì a battere la concorrenza. Sarebbe dovuto essere (ma alla fine non è stato) viste le sue caratteristiche offensive un centrocampista ideale per il “tiki taka” di Vincenzo Montella, doveva portare in mezzo al campo qualità insieme a Borja Valero e Pizarro, molti pensavano fosse l’erede di Montolivo visto il suo modo di giocare. Da molti veniva addirittura considerato il Messi polacco per il suo funambolismo. Wolski ha esordito in Serie A nel maggio 2013 contro il Pescara ed ha siglato la sua prima (ed unica) rete in maglia viola nel febbraio dell’anno seguente nella sfida con l’Atalanta poi… il nulla.
È iniziata così la parabola discendente di quel giovane che ai tempi in viola sognava il Real Madrid. Non rientrando più nei piani dell’aeroplanino prima è stato mandato in prestito al Bari in Serie B ma anche qui si è perso ed ha giocato pochissimi sprazzi di gara, è passato in seguito ad un club belga, il Mechelen, anche qui… minutaggio ridicolo. Poi un nuovo giro per Wolski, finisce così in prestito in patria al Wisla Cracovia ma anche lì avventura a vuoto, fine prestito, torna in viola.
Nel 2016 è stato ceduto a titolo definitivo al Lechia Danzica per 0,5 milioni, una minusvalenza quindi per le casse viola. È terminato così il sogno “da big” di quel ragazzo che non è mai riuscito a dimostrare le sue qualità. Rafal ora è alla sua quarta stagione in Polonia ma non ha ancora trovato una posizione definitiva in campo. Nel 2018 ha subito un brutto infortunio che gli è costato la rottura del legamento crociato anteriore del ginocchio, dopo l’operazione a Villa Stuart è tornato e nella stagione attuale vanta 16 partite giocate ed un solo gol realizzato. Rafal Wolski, un talento cristallino che non è mai sbocciato.