«Sapevamo quello che era uscito, cioè il risparmio e la riduzione tout court degli stipendi. Quando abbiamo letto gli atti di questo fascicolo delle chat e delle scritture, ci siamo sorpresi e arrabbiati»: davanti alle domande sulle manovre stipendi, è quanto fa mettere a verbale Paolo Piccatti, 65 anni, presidente del collegio sindacale della Juve dal 23 novembre 2009 al 29 novembre 2021, interrogato il 25 novembre dell’anno scorso dal procuratore aggiunto Marco Gianoglio e dal pubblico ministero Mario Bendoni, due dei tre magistrati che coordinano l’inchiesta sui conti del club. Il commercialista — indagato, ma la cui posizione è stata stralciata, in vista di una presumibile richiesta di archiviazione — pare cadere dalle nuvole anche a proposito della scrittura privata tra l’ex presidente Andrea Agnelli e l’allora capitano Giorgio Chiellini: «Mai vista», risponde, assistito dall’avvocato Luigi Giuliano.
L’organo di controllo interno nulla avrebbe saputo anche della richiesta del capo dell’ufficio legale, Cesare Gabasio, di restituire le scritture di integrazione «without the date»: «Mai visto e mai sentito». Idem a domanda sulla seconda manovra stipendi, con gli accordi per 17 giocatori: «Assolutamente no. Noi non eravamo a conoscenza di nulla di tutto questo. Ho visto questi atti nel vostro fascicolo, tutto questo ambaradan non ci è stato comunicato. Se avessimo avuto conoscenza di fatti di questa natura, ci saremmo agitati non male».
A un certo punto, i pm chiedono a Piccatti, che fa questo mestiere «da quasi 40 anni, in una trentina di società», se le manovre stipendi avrebbero dovuto essere oggetto di comunicazione al collegio sindacale: «Sì, certamente. Soprattutto dovevano essere eseguite e recepite in modalità totalmente differenti». Domandone finale, se ha rilievi da fare sul modo in cui si è comportato il cda, specie sulla manovra stipendi: «Confermo che sono scosso e arrabbiato». Al contrario, nessuna critica sull’altro filone d’inchiesta: «Il problema delle plusvalenze non è mai giunto alla nostra attenzione. Se posso osare, siamo andati anche a leggere la nuova relazione di Deloitte, che non effettua rilievi sul tema plusvalenze». Lo riporta il Corriere della Sera