Questi alcuni passaggi dell’intervista del Corriere della Sera a Kevin-Prince Boateng: “Domenica a Verona? Non mi aspetto che dopo gli insulti a Balotelli venga impedito l’accesso a una parte di tifosi. Spero sempre in comportamenti positivi e mi auguro che il pubblico qualcosa abbia imparato. Cosa è cambiato dal 2013 quando sparai il pallone verso la curva della Pro Patria? Nulla, la situazione è peggiorata. Occorrono misure più drastiche. Idea? La squalifica del campo. Le società devono pagare per il comportamento dei loro tifosi. Se necessario assegnare la sconfitta a tavolino. Bisognerebbe individuare chi compie certi gesti. Il giorno che fui invitato all’Onu è uno dei giorni più importanti della mia vita. Serve una task force, riassunta in una serie di riunioni e idee. Sto organizzando una task force mia con eventi, coinvolgendo altri calciatori. Sono stufo. L’Italia è razzista? Nel quotidiano il fenomeno è nascosto. È più semplice farsi scudo dietro venti persone allo stadio o scrivermi sui social “negro di m…” perchè ho sbagliato un gol. L’incontro nel 2010 con Mandela mi ha cambiato la vita. Era sereno nonostante avesse passato 27 anni in galera non era nemmeno arrabbiato”.