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Bernardeschi e Chiesa, nati insieme, destini opposti. Berna è ai margini, Chiesa vuole riconquistare Firenze

Firenze, stadio Artemio Franchi, 12.12.2016, Fiorentina-Sassuolo, Foto Fiorenzo Sernacchioli. Copyright Labaroviola.com

Rassegna Stampa

Bernardeschi e Chiesa, nati insieme, destini opposti. Berna è ai margini, Chiesa vuole riconquistare Firenze

Redazione

13 Settembre · 11:58

Aggiornamento: 13 Settembre 2019 · 11:58

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È sempre stata una questione di Fede. Ne ha avuta tanta Paulo Sousa, l’allenatore che più ha influito sulla crescita di Chiesa e Bernardeschi. Fu lui, quando allenava la Fiorentina, a bloccare prima il trasferimento del Federico più anziano al Sassuolo e poi il prestito di quello più giovane alla Spal, all’epoca in Serie B.

Fede&Fede hanno condiviso una stagione in Viola con il tecnico portoghese in panchina (2016-17): uno fece 14 gol, suo record in campionato, l’altro al primo approccio con la A collezionò 27 presenze (e 3 reti).A fine anno Sousa se ne andò e Bernardeschi accettò l’offerta di Madama, diventando un nemico giurato dei tifosi della Fiorentina, e il cerchio magico si ruppe.

Fede&Fede sono rimasti amici e continuano a frequentarsi in Nazionale, si sono già sfidati altre voltema questa sarà differente, perché arriva dopo un’estate strana per entrambi, durante la quale Chiesa è stato abbinato con insistenza alla Juventus e Bernardeschi negli ultimi giorni di mercato è comparso a sorpresa tra i papabili in uscita dal club bianconero.

Il Federico juventino si è ritrovato all’improvviso da baluardo di Massimiliano Allegri a uno dei tanti in un reparto, l’attacco, particolarmente affollato. Nell’estate del 2017 ha fatto il grande salto, abbandonando il club che lo aveva cresciuto, coccolato e lanciato per la rivale più odiata. In due anni è maturato molto, diventando una figura di peso in uno spogliatoio colmo di campioni, ma con il cambio di allenatore si è ritrovato all’improvviso a fareiconti con l’abbondanza bianconera.

Nelle prime due giornate di campionato ha giocato meno di dieci minuti e nei giorni caldi di fine agosto ha scoperto di non essere più un incedibile per la Signora.

Piaceva al Barcellona, ma la trattativa (nella quale era inserito pure Rakitic) sièarenata. Berna è rimasto ma con la consapevolezza di essere diventato un precario di lusso. Dal ritiro azzurro ha ammesso che la panchina non lo rende felice, ma sa che in un top club come la
Juventus la concorrenza fa parte del gioco. Sa anche che deve sudare in allenamento per riprendersi la fascia destra, finora proprietà esclusiva di Douglas Costa.

Difficile che già domani nel suo vecchio stadio, dove non verrà accolto con troppo amore, Fede riesca a sfilare il posto al brasiliano che, a differenza sua, è rimasto a Torino durante la sosta per le nazionali.

Il Federico fiorentino invece non ha problemi di posto fisso: 270’ tra campionato e Coppa Italia, non si è perso neanche un sospiro della nuova Viola griffata Rocco Commisso. L’ombra della Signora lo ha accompagnato per un’estate intera e adesso è diventata la grande occasione per riprendersi Firenze.

La Juventus lo voleva (e non hasmesso di bramarlo)e forse se non fosse arrivata la nuova proprietà americana il mercato avrebbe preso un’altra piega. Invece Commisso è stato chiaro dall’inizio: Chiesa non si tocca. Federico ha ancora tre anni di contratto ma l’obiettivo del presidente è rinnovare entro il 2020 per cucirgli addosso un ruolo da bandiera.

A Firenze l’associazione ai colori bianconeri non è mai cosa gradita. Chiesa lo sa bene e da tifoso della Fiorentina ci tiene particolarmente a recuperare il rapporto con l’ambiente. Vuole tornare a essere protagonista per diventare una pedina importante anche in nazionale.

Poche parole, tanti fatti. E più gol: Sousa l’ha paragonato a Cristiano Ronaldo per la fame, ma per fare il salto di qualità deve diventare un attaccante da doppia cifra.

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