
Lazio e Fiorentina si affacciano all’alba di questo decimo turno con stati d’animo completamente diversi. I viola rinfrancati dal successo sul Cagliari, i biancocelesti reduci dalla disfatta di Verona. Per parlare di questo e molto altro Labaroviola ha contattato in esclusiva Marco Ballotta, ex portiere della Lazio.
Buongiorno Marco, come ci arrivano le due squadre allo scontro di stasera?
“I padroni di casa avranno voglia di rivincita ma prima penso debbano aver ben chiari in testa i problemi che stanno attanagliandoli. Sarri ci sta mettendo più del dovuto a far assimilare i suoi schemi, il gruppo pare in confusione.
Italiano invece a Firenze ha subito trovato il modo di dare una scarica di adrenalina ad un gruppo che è cambiato poco negli interpreti ma assai nella mentalità”.
Immaginavi le difficoltà di Sarri nel nuovo club?
“Qualcosa penso gli doveva essere concesso, anche perché la squadra arrivava da molti anni con Inzaghi e passare al tecnico toscano è un bel salto in stile di gioco.
A Sarri imputo semmai il fatto di essere talvolta troppo integralista, deve essere più malleabile e bravo ad adattarsi ai giocatori che ha, non il contrario. Altrimenti anche se al momento non rischia, le cose potrebbero cambiare repentinamente”.
Hai ricordi relativi alle partite giocate contro i viola?
“Un paio su tutti, ricordo un gol preso all’Olimpico da Pazzini per la mia volontà di evitare un calcio d’angolo, scivolai e la palla andò sul piede del Pazzo che la spinse dentro. Una papera epica, perdemmo uno a zero per quel gol.
L’altra fu nel 98′ dove pareggiammo al Franchi 3-3 rallentando la corsa-scudetto di quell’anno. L’arbitro nel finale ci negò un rigore in maniera vergognosa”.
Sei stato una leggenda le calcio Italiano, come ti trovi da presidente del Castelvetro?
“Faccio molto più del presidente, ovvero direttore generale ed anche preparatore dei portieri nel settore giovanile. È impegnativo ma mi diverto come un ragazzino. In più sono ancora tesserato come terzo portiere, domenica ad esempio ero in panchina. Una volta lasciato il professionismo non mi sono mai fermato, ho fatto per alcuni anni l’attaccante in prima categoria, con discreti risultati. Ora mi alleno e gioco calcetto coi miei amici. Se il fisico me lo permette, perché smettere?”
Marco Collini
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