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Ascesa e declino di un fiorentino: la folle storia di Vittorio Cecchi Gori
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Ascesa e declino di un fiorentino: la folle storia di Vittorio Cecchi Gori

Gianmarco Biagioni

27 Aprile · 20:44

Aggiornamento: 27 Aprile 2017 · 20:53

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Era il 27 aprile 1942 quando Firenze dava i natali a Vittorio Cecchi Gori. Da quel giorno sono passati 75 anni e l’imprenditore fiorentino di vite ne ha vissute tante: una da produttore cinematografico, spettacolare prima dei bruschi titoli di coda, poi una da politico, sulla quale è meglio soprassedere, e poi un’altra ancora da presidente della Fiorentina. Tre quarti di secolo tra fortune alterne e spesso al limite (se non oltre).

Oltre all’enorme patrimonio ereditato dal padre Mario (un altro personaggio difficile da dimenticare) ed alla prestigiosa casa di produzione, Vittorio nel 1993 eredita infatti anche la guida della Viola ed è proprio quest’ultima parentesi quella che in molti, se potessero, cancellerebbero più che volentieri. Tutta, o almeno parte di essa… Perché sebbene ci sia un segmento della vita del Cecchi Gori presidente, quello fatto di contestazioni, marce di protesta, promesse non mantenute, fallimenti ed arresti, che tutti vorrebbero rimuovere anche dai peggiori ricordi, ce n’è anche un altro completamente diverso.

C’è infatti anche una storia fatta di grandi campioni, di coppe e di uno scudetto sfiorato. C’è una storia scritta da protagonisti illustri, come Gabriel Omar Batistuta e Manuel Rui Costa solo per citarne alcuni, su palcoscenici indimenticabili, come “Wembley” o il “Camp Nou”. C’è una storia alla quale è mancata solo una cosa… Il lieto fine.

Un lieto fine che Vittorio Cecchi Gori avrebbe voluto scrivere in prima persona, e non si può dire che non ci abbia provato. Ci ha provato con tutto sé stesso perché nei nove anni effettivi di presidenza, ai quali si aggiungono anche i precedenti al fianco del padre, Vittorio ha speso (tanto) ed ha vinto, troppo poco rispetto a quello che una squadra con quel potenziale avrebbe potuto vincere. Erano altri tempi ed a tutti, anche ai fiorentini, era consentito sognare. Era consentito presentarsi ai nastri di partenza con la consapevolezza di poter lottare ad armi pari con i più forti, sia in Italia che in Europa, e magari anche di vincere, o quantomeno sognare di farlo. Sognare talmente forte che quel sogno a tratti è diventato così tangibile fino quasi ad avverarsi, come in un lontano inverno di 18 anni fa.

Vittorio Cecchi Gori è un fiorentino, trapiantato a Roma, ma pur sempre un fiorentino. Forse troppo fiorentino per guidare la Fiorentina e, fra chi lo rimpiange e chi ancora soffre al solo suono del suo nome, una cosa è certa: nel bene e nel male farà sempre parte della storia della Fiorentina.

Gianmarco Biagioni

 

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