Massimo Ambrosini intervistato dal portale “Ultimo Uomo” racconta la sua avventura alla Fiorentina:
«In quel momento era la squadra più interessante, subito dopo le grandi». L’estate in cui acquistano Ambrosini a parametro zero, il mercato dei viola tocca un vertice d’ambizione ben rappresentato dall’arrivo di Mario Gomez (direttamente dal triplete del Bayern di Heynckes) e dall’accoglienza a lui riservata dal tifo cittadino. La scelta di Ambrosini può essere vista come un passo avanti per lui, dato che approdava in una squadra allora un gradino superiore; la scelta della Fiorentina può essere letta come l’inserimento in rosa di un elemento abituato a ragionare per l’obiettivo più grande.
«I primi giorni scherzavo con Montella. Gli dicevo scusa ma io qui cosa c’entro? Il tasso tecnico era alto e non capivo perché mi avessero preso. Ma è come dici tu. Da me si aspettavano soprattutto che li aiutassi ad alzare il livello di carattere ed esperienza europea». Una stagione che gli ha dato soddisfazioni inaspettate. «Fin dal primo giorno notavo un rispetto particolare da parte dei compagni. Mi riconoscevano uno status di un certo tipo».
Che cambiamento e opportunità possano essere sinonimi è una scoperta raggiunta troppo tardi. Troppo tardi perché dopo l’anno a Firenze le proposte dall’estero non arrivano più. E non resta che smettere. «Non rinnego di essere rimasto al Milan fino all’ultimo. Però mi sono reso conto che se fossi andato via prima avrei aggiunto qualcosa in più a me calciatore e a me persona».