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Alla Juventus sono già stufi di Chiesa, la Gazzetta adesso lo bastona: “A 27 anni non diventa grande”

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Alla Juventus sono già stufi di Chiesa, la Gazzetta adesso lo bastona: “A 27 anni non diventa grande”

Redazione

14 Febbraio · 13:21

Aggiornamento: 14 Febbraio 2024 · 13:21

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Chiesa adesso non ride più e alla Juventus si chiedono se vale ancora la pena puntare su di lui, la luna di miele è già finita

Sembra già finito l’idillio tra la Juventus e Chiesa, le prestazioni del giocatore ex Fiorentina non convincono, colpa anche del non gioco di Massimiliano Allegri, questo ciò che scrive la Gazzetta dello Sport:

“Per anni lo abbiamo considerato, giustamente, il miglior rappresentante della nuova generazione del calcio italiano. Il miglior giovane, per intenderci, insieme magari a Donnarumma e pochi altri. Già, il miglior giovane. Solo che nel frattempo Federico Chiesa, perché naturalmente è di lui che stiamo parlando, è cresciuto. Quasi senza che ce ne accorgessimo. La faccia del bravo ragazzo, il ciuffo un po’ antico: tutto contribuisce a renderlo un eterno ragazzo. Anche a ventisei anni e mezzo, nell’età calcistica della piena maturità. Quella in cui addirittura si comincia a progettare la parte più succosa della carriera, cominciando – se non a fare i bilanci – a mettere a frutto tutto ciò che è stato fatto per andare a discutere quello che molti hanno sempre definito il contratto più importante della carriera.

Insomma, Federico Chiesa non è più il giovane che abbiamo idealmente in testa e forse, senza naturalmente aprire un processo, quello che gli manca è proprio aver scavalcato l’età in cui tutto è permesso, tutto è giustificato e il rendimento può continuare a essere importante, con fiammate di livello, ma raramente decisivo. Anche nella continuità. Ecco, alla Juve che al netto della sconfitta con l’Udinese va comunque elogiata per un campionato da protagonista, per il testa a testa con l’Inter, è anche e soprattutto mancato il miglior talento – senza più la parola giovane – del calcio italiano. Perché non c’è dubbio che tanti fattori abbiano influito su una squadra a cui, anche se naturalmente i giochi sono ancora aperti, è mancato ora lo sprint decisivo per poter mettere ancora più pressione all’Inter. Il gol di Vlahovic al momento opportuno – quello naturalmente della sfida con gli avversari diretti -, le difficoltà incontrate dai ragazzi che sono mancati alla prova decisiva, una solidità difensiva che in qualche momento si è incrinata. Però, nel complesso, è probabilmente mancato e sta mancando il calciatore che per tutti poteva (può?) rappresentare il valore aggiunto decisivo. Il salto di qualità tra l’ottimo calciatore e il Grande Calciatore.

Certo, e sarebbe ingeneroso non riconoscerlo, le sue responsabilità sono più che attutite, giustificate, anche dai grandi problemi fisici che ha dovuto affrontare e superare. Dal grave infortunio all’alba del 2022 che lo ha tenuto fuori per dieci mesi a tanti piccoli acciacchi che ne hanno ritardato la piena ripresa. Però, come dicevamo, il suo rientro dal trauma più doloroso è avvenuto ormai quasi un anno e mezzo fa: il giusto rodaggio, si pensava, per rivedere finalmente il Chiesa che tutti aspettavamo, quello ad esempio protagonista all’Europeo. Invece Chiesa ancora oggi è sicuramente un bravo calciatore ma non quell’elemento decisivo che nei momenti topici – anche contro l’Udinese – avrebbe dovuto indicare la strada a tutti. Le solite accelerazioni, qualche nervosismo di troppo, però ci si aspettava – e si aspettavano i tifosi – che nell’emergenza del risultato (e della formazione iniziale) potesse essere lui a imprimere quel cambio di marcia che invece non c’è stato. Vero, ha segnato sei gol dall’inizio del campionato, ma nel ruolo che gli ha assegnato Allegri era lecito aspettarsi di più. Non solo nei numeri, ma anche nella capacità di incidere sulla crescita complessiva.

L’ex giovane Chiesa – su cui la Juve ha fatto anni fa un investimento da 50 milioni di euro tra cartellino e bonus – è insomma al famoso bivio della carriera. E non c’entra l’ingaggio, non c’entra il valore di un trasferimento che tutti pensano sia possibile anche nella prossima estate. È piuttosto nella consapevolezza e nel ruolo – non tecnico – che Federico deve assumersi. Per un calciatore che comincerà la prossima stagione a 27 anni, non c’è più tempo per considerarsi una promessa che rischia di diventare eterna. Si tratta invece di stabilire se Chiesa oltre ad essere diventato grande è, nel frattempo, diventato anche Grande.”

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