«Quando Maldini ti chiama, non c’è bisogno di pensarci. Mi ha seguito e mi ha scelto perché ho delle qualità secondo lui, ciò mi inorgoglisce molto». Parole di Yacine Adli, il leader emozionale del centrocampo viola. Poi tutto è cambiato. Paolino nazionale ha lasciato il club del suo cuore e lui, Yacine Adli, dopo l’esperienza a Bordeaux e il ritorno al Milan ha risposto alla chiamata della Fiorentina, dopo essersi ritrovato ai margini si è lasciato senza rancore. La mancata esultanza dopo proprio il gol ai rossoneri testimonia la serietà a la riconoscenza di un ragazzo che comunque al Milan deve parecchio.
Torniamo all’inizio. Non in tanti possono dire di avere un timbro così nitido, da sembrare stigmate, messo con forza da un monumento del calcio mondiale. Forse un altro Charles De Ketelaere, che con Adli ha qualcosa in comune: non essere stato apprezzato e quindi ‘non confermato’ dal club rossonero. Entrambi, appunto, avevano un peccato originale: essere stati scelti dall’Inagotable Maldini. L’inesauribile, come lo hanno apostrofato al Bernabeu.
Charles ha fatto capire il suo valore a Bergamo, Yacine qui a Firenze ha trovato fiducia, l’ambiente ideale per sviluppare le qualità che anche Paulo Sousa, che lo ha allenato in Francia, ha esaltato. «Tecnicamente straordinario», disse a suo tempo il tecnico che a Firenze ha lasciato un segno. Lo paragono addirittura a Zidane: parole al miele per il regista viola: Zizou è idolo e ispirazione.
La Fiorentina spera che il paragone non sia così esagerato, ma intanto ha già messo in agenda la data del riscatto: diritto fissato a 11 milioni (più 2 milioni di prestito già pagati). Troppo importate per Palladino la visione di gioco del franco-algerino nello scacchiere viola. Veloce di pensiero e destro educato (anche al tiro), come nell’occasione del lancio per Sottil che ha innescato il 2-0. Il manifesto tecnico di Adli: «Oui, c’est moi». Lo scrive La Nazione.