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Dragowski rivela: “Dopo Cagliari la società ci ha parlato, ma non è colpa di Montella. Nello spogliatoio…”

Firenze, stadio A.Franchi, 06.10.2019, Fiorentina-Udinese, foto Fiorenzo Sernacchioli. Copyright Labaroviola.com

Rassegna Stampa

Dragowski rivela: “Dopo Cagliari la società ci ha parlato, ma non è colpa di Montella. Nello spogliatoio…”

Redazione

18 Novembre · 09:35

Aggiornamento: 18 Novembre 2019 · 09:43

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Il numero uno della Fiorentina Dragowski ha parlato al Corriere fiorentino, queste le sue parole:

Cos’è successo a Cagliari?
«È stato un incidente che non deve più ripetersi. Quella non è la Fiorentina. Abbiamo parlato dopo la partita, e alla ripesa degli allenamento abbiamo analizzato gli errori».

Che rapporto ha con Montella?
«Buono. A Cagliari siamo stati noi a giocare in quel modo. Non lui».

E la società? Si è fatta sentire?
«Come ho detto prima, ci siamo confrontati a fine partita. Eravamo tutti incazzati, ma nessuno ha alzato la voce».

Si diceva che la partita col Cagliari fosse un esame di maturità. Bocciati?
«No, abbiamo dimostrato di avere ben altri valori».

Per arrivare dove? «Non ci sono obiettivi particolari. Lavoriamo per vincere ogni partita poi, alla fine, faremo i conti».

Ma all’Europa ci pensate?
«Sarebbe bello, ma è inutile pensarci. L’obiettivo è vincere ogni domenica. Tagliare tanti, piccoli traguardi, significa centrare quello grosso».

Il fatto di essere molto giovani a volte può essere un limite?
«Non ci sono bambini qua. No.Non esistono alibi. Anzi. La gioventù deve rappresentare il nostro valore aggiunto perché dobbiamo avere più fame degli altri, più voglia di arrivare, di dimostrare. La gioventù deve essere la nostra forza, non una debolezza».

Parlando di difesa. Come mai ultimamente tanti gol subiti?
«Cagliari, ripeto, è stata una partita a sé. Credo comunque che il nostro sia stato un problema di testa».

Cioè?
«Venivamo da tante partite giocate con la stessa formazione, poi abbiamo perso Lirola e Caceres. Sapevamo che chi li avrebbe sostituiti ha grandi qualità, ma inconsciamente abbiamo perso sicurezze, e siamo scesi in campo con un po’ di paura».

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