La premessa è doverosa: la Fiorentina non è una squadra normale. Anzi… Obiettivo minimo l’Europa League, obiettivo massimo la Champions. Per lo scudetto, ripassare in tempi migliori. Acclarato questo, la sconfitta contro la Lazio non ci è piaciuta. Quantomeno si poteva evitare, edulcorare. Con più coraggio, maggior spregiudicatezza, con un approccio diverso: mentale e fisico. Comunque si poteva evitare. Ma andiamo con ordine…
Una Fiorentina che, in squadra, ha Pezzella, Vitor Hugo, Milenkovic, Benassi, Veretout, Gerson, Chiesa, Pjaca e Simeone, non può essere considerata una squadra normale. Nove/undicesimi di valore, ove la normalità è spesso accostata ad un mediocre centroclassifica. Pioli, invece, ha a disposizione: due nazionali argentini (Pezzella e Simeone), due nazionali italiani (Biraghi e Chiesa), più Benassi teorico terzo. Un nazionale serbo (Milenkovic), uno croato (Pjaca), un brasiliano (Gerson) che la Roma ha ceduto solo in prestito. Due francesi (Lafont e Veretout) in rampa di lancio nella nazionale campione del mondo. Capite che la Fiorentina, dall’uno all’undici, non è una squadra normale?
Il timore è che, di normale, ci sia sopratutto l’allenatore: Stefano Pioli. Ottima persona, tecnico discreto, una sorta di padre di famiglia, pauroso e forse poco incline agli esperimenti. A quei voli pindarici che, calciatori come Chiesa, Pjaca, Gerson, Simeone, autorizzerebbero a fare. Ed è questo il grande limite paventato dalla Fiorentina di oggi. Gli uomini c’erano, la testa no. La mentalità nemmeno. Lo schieramento tattico? Parliamone… La Fiorentina parte con un 4-3-3 che sacrifica Veretout nel ruolo di mediano. Primo errore: Veretout è una mezzala, capace (la scorsa stagione) di realizzare 10 reti tra coppa e campionato. E allora perchè snaturarlo? Andiamo avanti. Manca il regista, Badelj non ha voluto rinnovare. Che facciamo? Lo sostituiamo con Veretout? No, non è il caso… Con Gerson? Possibile, ma il brasiliano manca in fase difensiva. Con Edimilson, con Norgaard? Chi erano costoro? Quindi, di necessità virtù: ricordate il Brasile campione del mondo 1994? Modulo 4-2-3-1 con Dunga e Mauro Silva cerniera centrale, tre rifinitori come Mazinho, Bebeto e Zinho, punta di diamante Romario. Trasposto nella Fiorentina: Veretout e Benassi centrali, Chiesa a dx, Pjaca nel mezzo e Gerson a sx, Simeone centravanti. Qualità differente (inutile negarlo), disposizione tattica simile ed ugualmente (a nostro parere) efficacie. Perchè non provare?
Ultima annotazione su Pjaca. Annotazione che fa rima con provocazione: Marko Pjaca somiglia a Josip Ilicic. Qualcuno dirà… magari! E noi saremmo anche d’accordo. Ma al di là delle opinioni personali, il Pjaca tecnico, geniale, capace di grandi giocate (oggi a Roma un paio di doppi passi hanno ricordato il miglior Ronaldo) lascia spazio al Pjaca timido, pauroso, indolente. Comunque bisognoso di stimoli, di motivazioni. Ricordate Ilicic con Montella? Schierato esterno sinistro, fuori dagli schemi, toccava un pallone ogni quarto d’ora. Marko Pjaca, nella Fiorentina di Pioli, fa lo stesso: poco coinvolto, ogni volta si sente in dovere di fare la giocata, costretto a rincorrere chicchessia… abitudine proporzionalmente contraria al talento smisurato del croato. Josip Ilicic rinacque con Paulo Sousa che lo mise al centro del mondo. Per questo ci aspettiamo da Pioli un cambio, una strambata, un tocco di follia che valorizzi il talento di Marko Pjaca. Rifinitore, trequartista in un 4-2-3-1, “deus ex machina” della manovra viola. Le fortune della Fiorentina 2018-2019, volente o nolente, passano attraverso di lui…