di Paolo Lazzari
Lui, del resto, lo aveva detto chiaro, nitido, preciso. “Voglio solo la Fiorentina”: parole e musica di Marko Pjaca, talento croato della Juventus che, da un paio di mesi a questa parte, si è impuntato come un cavallo imbizzarrito di fronte ad un ostacolo. E alla fine ha vinto lui, il ragazzone che ha già indossato la maglia a scacchi dei vicecampioni del mondo e che, con la palla tra i piedi, ci sa fare un bel po’. Dubbi sulle sue condizioni fisiche? Sì. Perplessità sulla formula d’acquisto? Accomodatevi, prego.
Però niente e nessuno, almeno per oggi, può succhiarci via la magia di una storia che ci racconta di un calcio ancora autentico, nel bel mezzo della folle rincorsa ai soldi ed al successo. Perché Pjaca poteva andare almeno in 4-5 destinazioni estere, ma ha detto “No, grazie. Voglio andare a Firenze”. Perché ad un certo punto la Juve lo aveva praticamente venduto alla Samp, ma lui, ancora “No, voglio Firenze”.
Ammettiamolo. E’ una dichiarazione d’amore – per quanto dettata da logiche individuali, come il desiderio di giocare titolare fisso (ma lo sarebbe stato anche in blucerchiato) – che spiazza un popolo intero. Una roba alla quale i fiorentini, abituati a veder gente giurare sulla maglia per poi andarsene, non sono avvezzi. Così, Marko risulta già simpatico e ben voluto da tutti, anche se non ha ancora mai messo piede in campo.
Sul rettangolo verde andrà a comporre uno dei tridenti più intriganti della Serie A, con Chiesa e Simeone: forza, tecnica, voglia di arrivare. Se il fisico lo sorreggerà, se troverà quella continuità di prestazioni che cerca, Pjaca potrà davvero accendere la fiammella del suo enorme potenziale inespresso. Perché Marko sa saltare l’uomo con facilità disarmante, servire assist a manovella e vedere la porta, pure. E poi volle, volle, fortissimamente volle Firenze. Non resta che augurarsi che il matrimonio produca tanta felicità per entrambe le parti.