Che il calcio italiano non abbia vissuto un bel momento è cosa arcinota. Due mancate qualificazioni ai mondiali, una Serie A sempre più impoverita sia economicamente che tecnicamente, oltre un decennio di magra nelle coppe europee per club. In mezzo la vittoria agli Europei del 2021 e in ultimo il ritorno dei club nelle finali dei tornei internazionali, Inter in Champions e due volte Fiorentina in Conference e finalmente anche alle vittorie, con Roma e Atalanta. Ma andando ad analizzare ciò che accade nelle nazionali giovanili forse c’è qualche segnale in più da cogliere: l’Under 17 non aveva mai vinto nella sua storia, ma è andata in crescendo, i bronzi del 2005 e del 2009, gli argenti nel 2013, 2018 e 2019, la vittoria nel 2024. Un percorso simile lo ha fatto l’Under 19, campione d’Europa nel 2003, poi anni di magra con due argenti in mezzo, e poi un argento, un bronzo e la vittoria del luglio 2023 (ancora una volta contro il Portogallo in finale). E poi l’Under 20, che ai Mondiali non va praticamente mai oltre i quarti di finale (quando si qualifica, non spesso negli anni precedenti) e nelle ultime tre edizioni ottiene un terzo posto e poi l’argento del 2023. Insomma: sembra che i buoni risultati delle nazionali giovanili italiane siano strutturali, e non exploit estemporanei, e che stiano crescendo generazioni che in futuro potranno degnamente vestire l’azzurro, da Casadei a Camarda, da Baldanzi a Pafundi, da Ghirardi a Liberali. Anche grazie ad allenatori come Favo, o Nunziata o Bollini: in grado di dire ai giovani che un dribbling è una cosa meravigliosa con le giuste dosi e se sono disposti anche a correre a rubare il pallone all’avversario. In grado di dirglielo, e di farsi ascoltare anche. E poi magari un domani saremo in strada a festeggiare, o magari no: ma se accade sarà anche un po’ merito loro.
Lo riporta ilfattoquotidiano.it
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