Distretto di Fatih, comune metropolitano di Istanbul. La Fiorentina si tifa anche nel quartiere di Karagümrük. Emiliano Viviano lo raggiungiamo al telefono nel primo pomeriggio («Scusami se senti un po’ di rumore, mi sto facendo un bel caffè…»). La sua Fiorentina non sta attraversando un gran momento, ma guai a perdere la fiducia: «Le aspettative erano altre, ma non dobbiamo fare drammi. Ci sta girando tutto un po’ male, bisogna stringersi intorno alla squadra come tifosi e città». Viviano, partiamo proprio dal presente. Cosa le lascia il dopo Inter? «Prendo il buono che ho visto, prima della partita non ero fiducioso. L’Inter era in fase di rilancio, mi aspettavo una sfida difficile. La reazione è stata ottima, poi la partita è stata persa anche per errori arbitrali. Ho visto una squadra viva, più cattiva del solito».
La squadra l’ha vista dal vivo anche poche settimane fa ad Istanbul… «Sono andato in albergo a trovarli, ero con Torreira. Ho parlato con il mister, con Pradè, ho trovato tutto abbastanza sereno, però si sa che a Firenze di serenità ce n’è poca se non arrivano i risultati». Con Torreira avete un bel rapporto di amicizia. «Ci sentiamo spesso. E’ un ragazzo top, abbiamo giocato insieme alla Samp. È innamorato di Firenze, mi ha detto che questa città lo ha cambiato. Lui era uno solitario, a Firenze ha vissuto in modo diverso. Sicuramente avrebbe voluto restare, purtroppo è successo qualcosa oltre la sua volontà».
Tra l’altro venerdì giocate contro in Karagumruk-Galatasaray… «Loro non stanno andando benissimo, saranno avvelenati. Noi veniamo da due vittorie consecutive e vogliamo far bene». Torniamo alla sua vita attuale. Com’è il calcio in Turchia? «Io lo vivo in un modo molto più rilassato, il Karagumruk non ha tanti tifosi. Non guardo le trasmissioni turche e non leggo i giornali, quindi resto fuori dalle polemiche. I turchi sono malati per il calcio, ne parlano continuamente». Nel futuro di Viviano cosa c’è? «Non so quanto continuerò, vado avanti di anno in anno e per ora non ho intenzione di smettere, ma non sono uno che si vuole trascinare per forza». E poi? «Voglio allenare, sono sincero. Ho avuto tanti allenatori, parlo diverse lingue e ho conosciuto tanti mondi. L’idea è questa».
Dunque mi dà il titolo dell’intervista? Il suo sogno è quello di allenare la Fiorentina un giorno? «Mi volete far rodere il fegato per forza (ride, ndr)… Se da giocatore ci sono delle responsabilità, da allenatore ce ne sono di più perché bisogna pensare a 25 teste. Vediamo, chi lo sa, sicuramente sarebbe una cosa da fare più avanti, dopo aver accumulato più esperienza». Lo scrive La Nazione.
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