La Fiorentina inciampa ancora una volta contro un avversario che si chiude e le lascia il pallino del gioco. Il Parma, ben organizzato da Chivu, ha interpretato alla perfezione una partita difensiva, ottenendo un pareggio meritato al Franchi. Nonostante i sei cambi rispetto all’impegno di Conference League, la squadra di Palladino non è riuscita a superare la stanchezza fisica e mentale, confermando le proprie difficoltà nel trovare soluzioni efficaci contro squadre che si chiudono a riccio.
Questo limite, ormai cronico, rischia di compromettere seriamente le ambizioni europee della Viola. La partita è stata caratterizzata da un possesso palla sterile per la Fiorentina, con il 57% del controllo ma pochissime occasioni concrete. Il gioco viola è stato lento, prevedibile, senza verticalizzazioni né cambi di ritmo. Kean ha avuto l’unica vera palla-gol su assist di Mandragora, ma ha sprecato tutto da buona posizione. L’altra chance è arrivata da Dodo, ma anche in quel caso il portiere del Parma ha risposto presente. Al contrario, gli ospiti hanno avuto due grandi occasioni a inizio match con Bernabé e Keita, fermati entrambi da un attento De Gea. Dopo quelle fiammate iniziali, il Parma ha rinunciato ad attaccare, limitandosi ad aspettare.
Nemmeno i cambi sono riusciti a scuotere la partita. Gli ingressi di Adli, Richardson, Folorunsho e Beltran (l’argentino per Gudmundsson, forse servivano insieme alle spalle di Kean ai viola) non hanno modificato l’inerzia del match, e l’unico momento degno di nota è stato il gol annullato per fuorigioco a Richardson. Palladino, squalificato e in tribuna, non è riuscito a trovare la chiave giusta per scardinare il muro gialloblù, mentre Chivu ha ottenuto esattamente ciò che voleva: un punto prezioso e una Fiorentina neutralizzata. Lo 0-0 finale è lo specchio fedele di una partita bloccata, segnata più dalla tattica che dal gioco. Lo scrive il Corriere dello Sport.