Albert Riera, allenatore del Celje, ha commentato così il pareggio per 2-2 contro la Fiorentina che, però, ha sancito l’eliminazione del club sloveno dalla Conference League:
“La parte negativa è stata l’approccio ai primi 15-20 minuti. Non siamo entrati in campo come avrei voluto. Sapevamo che sarebbe stata una partita diversa rispetto all’andata, e serviva più personalità per mettere in difficoltà la Fiorentina. Ma al di là di questo, abbiamo fatto una buona prestazione, rispettando il nostro piano di gioco. Loro non avevano paura di noi, ma nella ripresa siamo usciti fuori e abbiamo iniziato a giocare come piace a me. L’atteggiamento dei miei ragazzi è stato fantastico, ma nel calcio alla fine contano i risultati. Abbiamo disputato 180 minuti di altissimo livello contro una squadra importante, e sono orgoglioso di essere arrivato fino ai quarti. Ora l’obiettivo è vincere il campionato”.
Crescita e consapevolezza
Quando gli è stato chiesto cosa abbia imparato la squadra dall’inizio della stagione, Riera ha risposto:
“Abbiamo sempre affrontato avversari forti e ogni partita ci ha insegnato qualcosa. La cosa che mi rende più felice è che non c’è stata una sola gara in cui non siamo sembrati all’altezza. Certo, oggi alcuni gol potevamo evitarli, ed è su quei dettagli che dobbiamo migliorare”.
“Fiorentina forte, ma il Vitoria ci ha messo più in difficoltà”
Alla domanda se la Fiorentina sia stata la squadra più forte affrontata, Riera ha risposto con sincerità:
“Non direi che è la più forte… forse è la più blasonata, considerando le due finali giocate recentemente, ma personalmente ho avuto più difficoltà contro il Vitoria Guimarães. Il calcio cambia rapidamente. La Fiorentina ha fatto una grande prima parte di gara, impedendoci di giocare, ma nella ripresa in campo si è vista solo la mia squadra, nonostante loro avessero i titolari in campo”.
Episodio a fine partita
Infine, un accenno polemico a quanto successo nel finale:
“Noi siamo un piccolo club… sono andato a stringere la mano a Palladino e lui mi ha detto che parlavo troppo. Ma cosa avrei dovuto dirgli? ‘Bravo, complimenti’? Io ho solo cercato di essere sportivo. Loro valgono 300 milioni, noi appena 13. Palladino è più giovane di me e ha ancora tanto da imparare. Magari un giorno allenerò io una squadra da 300 milioni e lui una da 13: chissà come reagirà in quel momento”.