Un colpo di scena inatteso. Quasi un cazzotto nello stomaco. Mentre la città discute animatamente sui cantieri allo stadio Franchi e su dove la Fiorentina potrebbe andare a giocare nei due anni di lavori, arriva la tegola dell’Unione Europea. Sotto la lente dell’Ue, che sta ancora valutando il raggiungimento dei 55 obiettivi previsti alla fine del 2022 per assegnare all’Italia la terza tranche dei fondi del Pnrr, oltre alla creazione del Bosco dello Sport a Venezia, c’è proprio il restyling del Franchi. Sbeng. «In particolare – spiegano da Palazzo Chigi – sono oggetto di ulteriore approfondimento» da parte della Commissione tre misure che erano state approvate dal precedente governo. Tra questi, i Piani urbani integrati, approvati il 22 aprile 2022, per i quali la Commissione ha contestato l’ammissibilità degli interventi relativi allo stadio Artemio Franchi. Per il presidente Anci Antonio De Caro un «dietrofront grave e immotivato della commissione «che ci auguriamo voglia rivedere presto la sua posizione».
Tradotto, non si farà restyling? Calma. Il governo ha già dichiarato che «fornirà ulteriori elementi a sostegno dell’ammissibilità di tutti gli interventi», in particolare quelli previsti a Venezia e Firenze. Questo però potrebbe non bastare all’Ue alla quale in tutta evidenza risulta indigesto finanziare la riqualificazione di uno stadio con i fondi per le periferie delle Città metropolitane più sicure e sostenibili. E qualsiasi elemento a sostegno, se l’Ue bocciasse la filosofia, potrebbe non essere sufficiente. Anche se ancora le motivazioni non si conoscono. Ballano 55 milioni che, in realtà, si portano dietro il 30% di adeguamento dei prezzi all’aumento delle materie prime. E quindi valgono 71,5 milioni. Del totale di 197 ne resterebbero 125,5 milioni. Pochissimi. Se il centrodestra e in particolare il vicepremier Matteo Salvini a Firenze disse che 200 non sarebbero stati suffcienti. Il sindaco Dario Nardella ha già affilato la lama. Si è attaccato al telefono col ministro per gli affari europei, Raffaele Fitto, con il sindaco di Venezia Luigi Brugnaro e con il presidente dell’Anci Antonio Decaro. «C’è un impegno condiviso con il governo, con il Comune di Venezia e con Anci, determinato a fornire tutti i chiarimenti e le indicazioni tecniche, economiche e giuridiche per motivare la correttezza della procedura e l’ammissibilità del finanziamento».
In Comune si prova a tenere ferme le bocce. Ma la notizia è di quelle che fanno tremare la terra sotto i piedi. Comunque i lavori vanno avanti. «Siamo fiduciosi e certi della validità dell’intervento, come del resto è stato riscontrato in occasione delle verifiche precedenti, che hanno portato ad assegnare il finanziamento e a sottoscrivere un atto formale con il ministero degli Interni per 55 milioni». Lo scrive La Nazione.
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