Se l’enciclopedia Treccani, per una miniatura, fosse chiamata a scegliere un volto da abbinare alla parola “rivincita” pochi dubbi ci sarebbero sul fatto che, in ambito sportivo, il più adatto sarebbe quello di Luca Ranieri. Il giocatore che si è fatto da solo, il professionista che con la cultura del lavoro ha battuto per ben due volte nel giro di un anno un’overdose di scetticismo attorno a sé. Prima a Salerno, quando nel 2021 si ripresentò in Cilento dopo aver detto no ai granata la stagione precedente (alla luce di una serie di minacce ricevute da parte dei tifosi) e poi solo dodici mesi fa a Firenze, nel momento in cui il classe ’99, ai margini del progetto di Italiano, fu trattenuto all’ultimo in squadra per esigenze di lista.
Il risultato? In Campania è subito diventato un idolo della piazza ed è riuscito a centrare una salvezza in A in un campionato a dir poco disgraziato mentre in viola è stato in grado, con il suo immancabile silenzio, di scalare tutte le gerarchie fino a trasformarsi in una pedina insostituibile. E a giocare da protagonista fino a quel maledetto cambio a 6’ dalla fine, la finale di Conference a Praga.
Una sorta di Gronchi rosa (o viola) dei tempi moderni visto che Ranieri, al momento, è l’unico centrale di piede mancino presente in squadra che può giocare anche come terzino, braccetto nella difesa a tre e – all’occorrenza – come quinto di centrocampo. Un palmares di qualità rare che l’estate scorsa ha convinto Italiano e la Fiorentina a puntare su di lui.
E questo nonostante solo pochi mesi prima all’Arechi, nella partita che consegnò la salvezza alla Salernitana, i toni tra la panchina della Fiorentina e Luca dopo il gol-vittoria di Bonazzoli allo scadere si fossero un po’ alzati. Vecchie ruggini ormai andate in archivio: quel che conta adesso è il presente. E l’escalation che il difensore ha saputo confermare con la doppietta di giovedì a Genk, la prima in carriera che gli ha permesso di entrare nella classifica top-20 dei calciatori italiani in grado di segnare almeno due reti in uno stesso turno europeo.
Guai, però, a porsi limiti proprio adesso. Nella personale agenda di Ranieri – che con la nottata show in Belgio si è guadagnato, oltre che una festa ieri nello spogliatoio poco prima dell’allenamento, anche l’incarico di off rire presto una cena a tutta la squadra – adesso ci sono almeno altri due traguardi da tagliare: la vittoria della Conference League (sogno che, parlando in esclusiva al nostro giornale la settimana scorsa, il difensore non ha voluto nascondere) e poi la convocazione in Nazionale maggiore, in questo esatto ordine di priorità. Per chi come lui, fin da ragazzo, ha fatto tutta la trafila delle Under (dalla 16 alla 21), varcare la soglia di Coverciano rappresenterebbe il coronamento di un percorso. Spalletti ci sta pensando e non è escluso che la sorpresa sia dietro l’angolo. Lo scrive il Corriere dello Sport
SPALLETTI STA ARRIVANDO PROPRIO AL VIOLA PARK
Spalletti è in arrivo al Viola Park, il tecnico della nazionale sarà a colloquio con Italiano