Gli otto minuti che hanno salvato la vita di Edoardo Bove sono divisi in due finestre temporali: nei primi quattro è stato soccorso in campo, nei successivi quattro ha raggiunto l’ospedale. L’unica certezza è che non ci sono danni neurologici e cardiovascolari, ed è già un sollievo.
Il malore potrebbe essere stato causato da un’aritmia, da uno scontro di gioco (una contusione toracica) o da quella che gli esperti chiamano “torsione di punta”, cioè una tachicardia ventricolare che può trasformarsi in fibrillazione e che porta la frequenza del battito tra i 150 e i 300 battiti al minuto.
A tal proposito, queste le considerazione del prof. Giuseppe Capua, specialista in Medicina Nucleare e Medicina dello Sport: “Ci sono anche patologie imponderabili e maligne, molto difficili da diagnosticare. Come quella di Astori. Le fibrillazioni ventricolari in genere sono quelle maligne che non ti avvertono. Può tornare a giocare? Dipende, speriamo intanto che ci sia una diagnosi rapida. Eriksen in Italia non potrebbe perché i nostri regolamenti sono più rigidi di quelli inglesi. Ed è una fortuna”. Lo scrive il Corriere dello Sport.