Giampaolo Pozzo, patron dell’Udinese, ha parlato ai microfoni di Radio Uno durante la trasmissione Radio Anch’io Sport. Queste le sue parole a partire dalle dimissioni di Campoccia dalla Lega: “Mi dispiace che si siano stati tanti equivoci, siamo stati sempre dentro la Lega e abbiamo operato con correttezza e rettitudine. Il problema è nato ai tempi di Udinese-Fiorentina a porte chiuse. I viola sono arrivati qui contagiati, con i problemi relativi al Covid-19. Noi veniamo coinvolti e andiamo in quarantena, i dirigenti della Fiorentina sono stati a casa per tanto tempo, per due mesi a letto, comprese le famiglie. I nostri medici si sono preoccupati, visto che non c’era legislazione che chiarisse la loro responsabilità, anzi, la loro responsabilità è ancora oggi penale. Io non posso risolvere questa situazione, fosse stata civile avrei cercato un’assicurazione, ma essendo penale non si può fare nulla e dovremo risponderne noi. Per tranquillizzare medici e dirigenti ho sentito il dovere di mandare una lettera, ma non c’entra niente con il fatto che noi non vogliamo giocare.
Noi vogliamo giocare, lo ribadisco. Non sono d’accordo sul 13 giugno, è un insulto all’intelligenza. Se ascolta un qualsiasi preparatore atletico le dirà che un giocatore fermo in casa per due mesi e mezzo, un giocatore ha bisogno di almeno un mese di allenamenti veri, non quelli che stiamo facendo ora. Parliamo di sedute agonistiche con partitelle e scontri fisici. Noi siamo ancora oggi alle prese con allenamenti individuali e graduali. Devo ringraziare il Governo per la prudenza”.
Pozzo dà la colpa alla Fiorentina? Ma era l’Udinese a voler giocare a porte aperte. Il retroscena
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