
Da centrocampista su scala globale, a incompiuto il passo è breve. Ma come spesso accade sono i rapporti umani a fare la differenza, soprattutto quanto si è dotati di indubbie capacità nel giocare a pallone. Ecco perché Arthur Melo, arrivato a Barcellona da predestinato, emigrato a Liverpool da acclamato, transitato alla Juve da depotenziato e planato a Firenze da desiderato. Ecco. Proprio quest’ultimo aspetto ha fatto sì che un giocatore del suo talento abbia scelto la Fiorentina e Italiano per tornare a essere un universale del calcio.
Il tecnico viola lo ha fortemente voluto e lui, dopo un periodo comunque di adattamento – non al gioco, ma a giocare così tanto – sta diventando sempre di più la guida di questa squadra. In modo sotterraneo, senza grandi fronzoli, ma andando spesso e volentieri nel concreto. Dicevamo di Italiano. Lui è stato decisivo, cambiando tipologia di giocatore dopo aver capito che Amrabat non sarebbe più stato della truppa viola. Probabilmente ben prima della fine della stagione, considerati gli scricchiolii di gennaio.
Una scelta diversa, dunque, per palleggio e modo di interpretare le partite, sapendo e capendo dove piazzarsi per essere più letale per gli avversari e utile ai compagni. Come ad esempio contro il Bologna, quando il baricentro del gioco lo ha volutamente abbassato per allargare gli spazi, andando a piazzarsi tra le linee (di passaggio) degli avversari. E si ripartirà proprio da qui. Lo scrive La Nazione
VIAGGIO NEI CONTI DELLA FIORENTINA