Dire che la Fiorentina, domani sera, va caccia dell’ottava vittoria consecutiva potrebbe sembrare addirittura riduttivo rispetto a quello che la squadra di Palladino sta realizzando da qualche settimana. L’ottava vittoria di seguito sicuramente avrebbe un effetto scenografico eccellente, da prima pagina, da record da stampare sull’almanacco, ma il risultato della Conference vale molto di più di una (seppur straordinaria) graduatoria da aggiornare.
Fare bene in campionato – e la Fiorentina lo sta facendo – e fare altrettanto bene in Conference significa che il lavoro di Palladino e dei suoi giocatori vive su una continuità eccellente. Che giochi la squadra A o che in campo ci sia il gruppo B, il risultato non cambia. E ancora: che si affrontino avversari di fascia alta (dalla Lazio al Milan) o rivali più problematiche (vedi il Genoa o appunto le squadre incrociate in Conference), anche in questo caso il risultato non cambia.
La Fiorentina di Palladino è questa. E piace per questo. Tutti uniti e motivati. Intoccabili, jolly, riserve, pseudo-esclusi o caccia di riscatto: nessuno è fuori. Nessuno, con Palladino al centro, può e deve sentirsi lontano o meno importante. Tecnica psicologica sopraffina, quella dell’allenatore al punto di mettere sul piatto un concetto (lo ha fatto domenica sera a Torino) che la dice lunga sul valore e il potenziale della Fiorentina: «Questi ragazzi potrebbero lavorare e andare in campo anche senza l’allenatore».
Un’iniezione di fiducia – reciproca – enorme. Un motto che può solo fare bene e fare continuare a correre la squadra viola. Che poi con l’Apoel possa arrivare quella vittoria numero otto diventa quasi un dettaglio. Quasi. Lo scrive La Nazione.