A Torino, nella scorsa stagione, l’avevano ribattezzato dopo una manciata di partite il «vanolismo». Ovvero il credo tecnico-tattico dei granata che, dopo anni di gioco fisico con Juric, si era convertito a un calcio più tecnico e propositivo, non solo basato sulla forza fisica ma sulle idee e una forte identità. Sulle rive del Po a Paolo Vanoli sono bastate poche settimane per inculcare ai giocatori questa nuova filosofia ma la sensazione è che a Firenze gli servirà molto più tempo. Prima di tutto perché il nuovo allenatore viola dovrà spazzare via le paure di una squadra che vive nel terrore. E poi perché Ranieri e soci, fin qui, hanno dimostrato di essere tutto fuorché una squadra. Come sarà, dunque, la Fiorentina di Vanoli che debutterà a Genova e proverà a tirarsi al più presto fuori dalla lotta salvezza?
L’idea di base sarà quella di insistere sul 3-5-2 (l’unico schema per il quale è stata costruita questa Viola) ma è ovvio che alcuni principi dovranno cambiare. Soprattutto nell’impostazione del gioco, dove servirà alternare attacchi diretti a una manovra più palleggiata. In tal senso il calcio lungo di De Gea resterà un’opzione, ma non l’unica. Potendo contare su elementi quali Nicolussi Caviglia e Mandragora, la Fiorentina dovrà essere anche in grado di far uscire palloni puliti da dietro. E questo sia manovrando palla che tramite conduzioni che consentono ai tre centrali titolari (Pongracic, Marí e Ranieri) di guadagnare campo.
In mezzo la svolta verso un calcio di maggior possesso non potrà prescindere dal talento fin qui inespresso di Fagioli: l’ex Juve dovrà essere stimolato a invadere l’area di rigore avversaria per andare a supporto delle punte. E davanti? Non si prescinderà da Kean ma anche Gudmundsson dovrà dare una mano in zona gol. E per far sì che il «vanolismo» attecchisca al più presto anche al Viola Park. Lo riporta La Nazione.
