La Nazione oggi in edicola per il periodo di crisi della Fiorentina propone un trittico di soluzioni. Punto primo: tenere, ricucire se ce ne fosse il bisogno, e rilanciare l’unità del gruppo. Dello spogliatoio. Toccherà all’allenatore evitare che problemi ordinari come cali fisici o errori dei singoli, non diventino alibi per qualcuno. Anche ovviamente per lui. Punto secondo: dosare tensione agonistica e tensione da stato di emergenza, magari (non come è successo dopo Empoli) anziché concedere giorni di liberà, riunire il gruppo al Viola Park. Punto terzo: il modulo non è un obbligo. Meglio plasmarlo sulle esigenze del momento.
La società dovrà mettere sul piatto energie e mosse decisive per arginare il momento della squadra e spingere la Fiorentina nella direzione di una ripresa che vale il futuro. Essere un collante fra tutte le componenti che in questo momento hanno la necessità (e l’obbligo) di remare nella direzione del riscatto. Stare vicino all’allenatore, consegnargli un’overdose di fiducia relativa al suo lavoro attuale più che al futuro e fargli capire che la società è consapevole delle sue qualità. Poi ci sarà da parlare alla squadra. Un ritorno a Firenze del presidente potrebbe essere una delle chiavi da girare in momenti come questo.
Niente personalismi. Sul campo e fuori. E se ci sono (o dovessero esserci) problemi di convivenza tattica e non, o di qualsiasi altro genere, i giocatori viola dovranno evitarli, superarli e gestirli nell’interesse della squadra. L’esempio – di inizio stagione – dell’orgoglio con cui Nico ha scelto di battersi con il numero 10 per i colori della Fiorentina deve essere un meme per tutti. Compattezza e zero egoismi, oltre ovviamente a un impegno sul campo che dovrà essere maggiore di quanto visto a Bologna e a Empoli.
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