Essere figli d’arte non aiuta. In tutti i campi. Il peso dell’eredità per alcuni è insopportabile, ne rimangono schiacciati. Nel calcio, poi, dove tutto è amplificato, il rischio è persino maggiore. Capita così che le premesse possano far pensare che il momento in cui Enrico Chiesa sarà considerato ‘solo’ il papà di Federico sia vicino. E prodezze come quella contro il Bologna autorizzano ad andare in questa direzione. Loro, i protagonisti, ci scherzano sopra. Ci giocano un po’, come giusto che sia. Stop di precisione dopo un lungo lancio di Dias: un passo dentro l’area di rigore e poi gran destro a girare sul palo più lontano. Imparabile per Mirante, ma forse per chiunque, considerato appunto che colpi di biliardo così appartengono solo ai campioni.
Segnava così papà Enrico che non aveva perso il piede anche nelle ultime stagioni quando vestiva la maglia del Figline (in bacheca anche un Supercoppa di Lega di Seconda Divisione). Figuriamoci con quelle di Sampdoria e Parma quando in ballo c’era qualcosa di più importante. Come la coppa Italia vinta proprio con la Fiorentina nel 2001. Segnava così anche Alex Del Piero che ha elogiato, a microfoni spenti, proprio Federico, confessando di essere rimasto impressionato dal talento di Chiesino.
Proviamo anche a trovare qualche difetto, perché è anche attraverso le critiche che il processo di crescita continua. Per il momento almeno due. Se teniamo sempre come modello Chiesa senior. Enrico usava indifferentemente destro e sinistro e la sua pericolosità era perfettamente identica. Federico ha un destro educatissimo, ma il sinistro, se non è un oggetto misterioso, poco ci manca. Come manca un po’ di altruismo come nell’occasione della cavalcata incredibile contro il Bologna, culminata con un tiro sbilenco, mentre un comodo passaggio avrebbe messo in porta lo smarcatissimo Simeone. Ma la stoffa c’è. E non è poco, come suggerisce anche il Dna.
La Nazione