Arrivare secondi significa soltanto essere il primo degli sconfitti», amava ripetere Ayrton Senna. Lo sport a livello professionistico può essere micidiale in questo senso e il brasiliano ne sapeva qualcosa. Vincere e basta, il resto non conta. Non è così però per il calcio giovanile, anche ai massimi livelli. O meglio, non dovrebbe essere così. Perché l’obiettivo delle formazioni più giovani dei club professionistici è quello di formare, in campo e fuori, i campioni del domani.
La Fiorentina da sempre punta sul settore giovanile e negli ultimi anni ha sfiorato la vittoria del torneo di Viareggio (che manca dal 1992) e quella dello scudetto Primavera con l’ultimo tricolore conquistato addirittura nel 1982/83. Eppure contano altri aspetti. Come quello di far arrivare i ragazzini di oggi nelle prime squadre di domani. E allora i vari Babacar, Bernardeschi e Chiesa sono gli esempi più brillanti da mostrare ai piccoli calciatori viola che sognano in grande ma che spesso si scontrano con una realtà spietata e imprevedibile.
La Fiorentina Primavera, però, ci riproverà. Lunedì, in trasferta sul campo del Chievo Verona, i ragazzi di Bigica partiranno per una nuova avventura inseguendo il sogno di poter giocare, un giorno, con Pezzella e compagni.
Rispetto alla formazione battuta in finale scudetto dall’Inter di Stefano Vecchi, tre mesi fa, Bigica si ritrova un gruppo nutrito di calciatori (una trentina) con molti volti nuovi e tanti stranieri che dovranno integrarsi al resto dei compagni. In estate, infatti, la società ha puntato molto sul mercato della Primavera pescando soprattutto all’estero. Non ci saranno i vari Sottil (in prima squadra), Gori (in prestito al Foggia) e Pinto (all’Arezzo). Ha salutato anche Valencic (al Lubiana).
Resta l’incognita Diakhate. Il ragazzo classe ’98, da anni in orbita prima squadra e atteso dal salto di qualità da tecnici e addetti ai lavori, ha indossato la fascia da capitano nella finalissima contro i nerazzurri. Poi l’infortunio e un contratto in scadenza che presto la società dovrà affrontare. Rinnovo o addio? Tutto ancora in bilico per il senegalese.
Terminato il ritiro a San Piero a Sieve, comunque, i ragazzi di Bigica sono tornati ad allenarsi sul campo delle Caldine. Qui il tecnico sta provando alcuni schieramenti e dovrà risolvere il problema della comunicazione all’interno del gruppo tra giocatori di nazionalità diverse. Perché in estate sono arrivati i vari Antzoulas e Gillekens (classe 2000) rispettivamente greco e belga che dovrebbero formare la coppia difensiva davanti a Brancolini (2001) che difenderà i pali nella prossima stagione.
A centrocampo altre novità: si tratta soprattutto dello svizzero-camerunense Medja (prelevato dal Sion), di Koffi (dal Monaco) e di Hanuljak (dal Mouscron). In attacco poi il vero colpo dell’estate: quel Tofol Montiel (classe 2000) che in ritiro a Moena, aggregato alla prima squadra, ha letteralmente conquistato Stefano Pioli e ragazzi per il suo talento da trequartista e attaccante esterno all’occorrenza. Impiegato dal tecnico in più di un’amichevole, l’ex Mallorca acquistato per due milioni di euro, dovrebbe essere il vero gioiellino della formazione di Bigica.
E se Vlahovic (2000) ormai è stato indicato come vice Simeone, ecco che in Primavera spiccano anche Maganjic e Meli entrambi confermati. Infine occhi puntati anche su Gabriel Bocchio (classe 2000) arrivato a fine agosto dal Brasile in prestito con diritto di riscatto.
Repubblica