
San Pietro contro l’Avvoltoio di Kerteminde. La sfida fra i pali è lanciata ed ormai in casa Fiorentina è diventata quasi una consuetudine. In principio fu Bart Dragowski a sfidare Terracciano. Poi toccò a Gollini. Ci ha provato pure Salvatore Sirigu. Tutti però usciti ‘sconfitti’ sul campo da quello che – quando arrivò a Firenze – doveva essere soltanto una riserva o poco più. Invece no, la storia ha detto tutto il contrario.
L’avvento di Italiano sulla panchina gli ha regalato i galloni del titolare. Ben 102 le presenze in viola (la centesima a ‘Marassi’ contro il Genoa alla prima di campionato). Per il momento Vincenzo Italiano continua con l’alternanza. Terracciano ha giocato la prima di campionato e le due gare contro il Rapid Vienna, Christensen ha debuttato contro il Lecce e poi ha replicato nella debacle di ‘San Siro’. Gestione analoga allo scorso anno, quando Gollini fu impegnato in campionato e nell’importante doppia sfida europea la porta fu affidata a Terracciano.
Quello che può dare il portiere italiano è ormai chiaro. Bravo nella gestione della palla con i piedi, rendimento costante e lineare fra i pali. Difficile vedergli fare errori da matita rossa ma raramente ha sfoderato la parata inaspettata che grida al miracolo. Per giudicare il nuovo arrivato Oliver Christensen è invece ancora un po’ presto, ma l’impressione iniziale è esattamente opposta. Anche il danese è bravo con i piedi ma, al contrario del compagno, è in grado anche sfoderare grandissime parate alternandole a qualche errore di troppo. Insomma, per Italiano non si preannuncia scelta semplice. Lo scrive La Nazione
LE PAROLE DI ITALIANO AL TORRINO D’ORO