C’è anche il Mondiale della tv, stavolta trasmesso in esclusiva dalla Rai, tutto in chiaro e quindi tutto gratis, per tutti. Esattamente come 4 anni fa accadde con Mediaset. Adesso come allora, senza l’Italia. Per appassionati di calcio prima che per tifosi, quindi. Il Mondiale è costume, abitudine, rito e senza l’Italia manca il clima di attesa e poi di festa che abbiamo per esempio vissuto tra giugno e luglio del 2021, quando gli azzurri vinsero gli Europei. Peccato, sarà per la prossima volta. Forse.
Ci sono i verdetti del campo – e quelli sono noti a tutti – e ci sono quelli dell’Auditel, quelli con cui devono fare i conti le tv, che rispondono agl’investitori pubblicitari. Russia 2018 fu un successo senza precedenti per Mediaset, che prese i diritti a prezzo di saldo (80 milioni, all’indomani dell’esclusione azzurra) e li valorizzò e monetizzò con ascolti record, che tornano d’attualità oggi, sovrapponendo i dati che quotidianamente raccolgono le partite nel discusso Qatar. La Rai i diritti li ha pagati di più (pare 180 milioni, ma al momento dell’acquisto credeva nella presenza dell’Italia) e finora i risultati sono contraddittori.
Per non fare che un esempio, la media di ascolto delle prime 11 partite del 2018 era di 4.267.000 spettatori, con share medio del 28,3%. Adesso, le prime 8 partite (da domenica a martedì sera) hanno una media di 2.916.000 spettatori con share medio del 21,07. Il saldo negativo è superiore a 1,3 milioni a partita. Allora (restiamo sempre alle prime 4 giornate di partite) ci furono picchi come il 39% di Germania-Messico, trasmessa alle ore 17 di domenica 17 giugno. Qui la punta massima è il 29,5 della partita inaugurale Qatar-Ecuador, mentre in termini assoluti il massimo per ora sono i 5.478.000 spettatori di Francia-Australia (nel 2018: 7.461.000 per Brasile-Svizzera).
Un abisso, gli slot orari sono simili (14 e 17 c’erano anche allora, in più nel primo week-end si giocò anche alle 12 e alle 20) però è giusto sottolineare la diversa stagionalità dei due eventi: estate piena nel 2018 e palinsesti della concorrenza (Rai compresa) svuotati di contenuto, autunno carico di problemi sociali oggi e sugli altri canali vera controprogrammazione, che erode ovviamente ascolti e abbassa le medie.
La Rai ha sempre un modo istituzionale di raccontare le partite, le telecronache non sono più quelle dei maestri Martellini e Pizzul, ma la loro rivisitazione, giusto un po’ più moderna. C’è chi vede nella seconda voce da ultrà di Stramaccioni il bello della novità, l’impressione personale è che debordi troppo spesso. Poi cambia partita, arriva Sebino Nela e rischi il pisolino, nonostante in campo ci siano i fuochi d’artificio.
Del “Circolo” parleremo un’altra volta, aspettando possibili aggiustamenti dopo gli ascolti shock delle prime due serate (7,05% e 8,2%) in cui il calcio è messo troppo fra virgolette per un pubblico che in quel momento è invece fatto di appassionali abituati alla sacralità dei commenti e non al cazzeggio. Lo scrive Calciomercato.com