«Non è mica da questi particolari che si giudica un giocatore», cantava De Gregori, e anche se Nenad Tomovic è di una leva calcistica ben lontana dal 1968, su di lui il ritornello suona alla perfezione. Tanto criticato e discusso per gli errori in campo, collezionati in serie nelle ultime stagioni in maglia viola, quanto apprezzato lontano dal rettangolo di gioco. Per Firenze Tomovic non è un giocatore qualunque.
L’ultima testimonianza domenica sera, quando per la seconda volta è tornato al Franchi da ex (la prima rimase in panchina, nel febbraio scorso). Sotto di quattro reti il difensore serbo anticipa Pezzella e batte Lafont segnando il gol della bandiera. È questione di un attimo, lo stadio fino a quel momento diviso dalla contestazione della curva si riunisce in un lungo applauso che si fa ancora più forte quando Tomovic alza gli occhi al cielo facendo il numero 13 con le mani.
Già, perché nello spogliatoio della Fiorentina Tomovic è sempre stato un punto di riferimento per tutti, proprio come Astori del quale era grande amico. Era il capitano il primo a sostenerlo quando c’era da gestire le critiche per un errore di troppo. Ma il legame tra Tomovic e Firenze è sempre rimasto forte, tanto più nei giorni della scomparsa di Astori.
Quel suo ricordo del numero 13 viola ha emozionato tutti, non solo allo stadio, Un calciatore, un uomo, che è rimasto nel cuore di tutti.
Corriere fiorentino